Auto elettrica: da perseguire in modo più realistico

di Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica
(dall’evento “Italia Domani” svoltosi a Genova)

Se avessi 100mila euro da investire, e non li ho, non li investirei in una Tesla. Ai costi attuali dell’energia, e con la capacità attuale delle batterie, non conviene. Non conviene nemmeno sul piano dell’impatto ambientale, perché il grosso dell’energia arriva dal gas, e quindi produce anidride carbonica.

Il caro-energia, infatti, pesa come un macigno sul futuro del corto elettro-segmento di mercato automotive che molti vorrebbero diventasse invece l’intera retta delle vendite non domani, ma addirittura oggi.

Lasciamo infatti perdere per un attimo il notevole sovraccosto di acquisto di queste auto rispetto a quelle endotermiche, che già di per sé è una barriera alla loro diffusione, e volgiamo uno sguardo onesto e intelligente al letale messaggio che la crisi energetica in atto sta lanciando alle grandi masse, incerte se elettrificarsi o meno: compreresti un bene oggi che, per esercitare e mantenere domani, tutti di dicono che dovrai spendere sempre di più?

C’è un sistema industriale che si è sviluppato e radicato nella forma attuale nel corso di decenni, se non di secoli, il quale, per cogliere le opportunità (o presunte tali) che la politica gli indica, non ha e non potrà mai avere i tempi di reazione del sistema finanziario (a cui la Ue è, come noto, tanto affezionata). Stupisce che la Ue non se lo riesca a mettere in testa. Un conto è la tecnologia ed il fabbisogno di componenti di una moderna auto endotermica, un altro conto sono invece tecnologia e fabbisogno di componenti di un qualcosa di paragonabile a uno smartphone da un paio di tonnellate, con un  motore elettrico, 4 ruote ed enormi batterie.

Oggi si parla tanto di misure strutturali o congiunturali per risolvere vari problemi. Bene: per impattare subito, congiunturalmente, su quello ambientale-climatico è necessario intervenire con urgenza sul rinnovo del parco auto con le migliori tecnologie endotermiche che abbiamo a disposizione, che, tra l’altro, sono mature ed accessibili a tutti.

L’elettrico va indubbiamente perseguito, ma in modo più realistico in termini di tempi, modi e traguardi e nell’ambito di una visione più ampia di diversificazione e neutralità tecnologica.

Avremmo anche un effetto collaterale nazionale non trascurabile da un tale approccio: non butteremo alle ortiche la nostra industria automotive di eccellenza solo perché una ragazzina ha protestato contro il climate-change davanti al Parlamento del suo Paese.

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