Volkswagen e l’allergia per “il Giornale”

Cari amici e appassionati di motori che ci seguite con assiduità anche dalle pagine de “il Giornale”, vi confessiamo una cosa: se dipendesse da Volkswagen Group Italia, su quelle pagine non uscirebbe una riga di prova delle tante novità di prodotto riguardanti i marchi Vw, Audi, Seat e Skoda. È come se a loro, di voi, non importasse proprio. “Il Giornale”, ma non siamo soli, è stato messo in castigo: via la pubblicità e via gli inviti alle prove delle novità. Zero dialogo. La ragione? Quella di aver fatto, e continuare a fare, i giornalisti sul Dieselgate, tuttora in evoluzione, e i suoi impatti italiani, pure in evoluzione, non limitandoci all’ufficialità, ma arricchendo i servizi con indiscrezioni e anticipazioni. Tutto qui.

È vero che da Verona, sede di Volkswagen Group Italia, riceviamo valanghe di comunicati del tipo, «Caro…» (si sono sicuramente dimenticati di cambiare l’intestazione), ma le «veline» non ci interessano. Le automobili si testano – e a questo ci pensa con competenza il nostro team di bravi collaboratori – e si valutano. Ecco perché, nonostante la censura da parte di Volkswagen Italia, gruppo guidato dall’ad Massimo Nordio, da parte nostra continuiamo a pubblicare i resoconti dei free lance che scrivono per noi e che seguono, anche per altri, eventi e presentazioni. Ma ora non vorremmo dare ai veronesi un’idea, quella di cercare di impedire, a questi colleghi, di offrire i servizi a una voce fuori dal coro e sgradita, come quella de “il Giornale”.

Il nostro atteggiamento, all’insegna della professionalità, privilegia il dovere e il diritto di informare. Altre prese di posizione sono contro ogni logica e controproducenti. Siamo pronti a sfidare, pubblicamente, i diretti interessati sul tema: fare giornalismo e l’arma del ricatto pubblicitario. Questa storia va avanti da oltre due anni. È giunto il momento di parlarne e di aprire una discussione. A proposito, Volkswagen Group Italia ha da poco lanciato il portale «MoDo», che significa mobilità di domani. «È una fonte autorevole, che intende fare chiarezza», le parole di Nordio. Non abbiamo dubbi.

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