Il cavalcavia collassato sulla A14

Viadotti e strade, smettiamola con la scusa dell’emergenza

di Gianfranco Chierchini

 

Dopo il cedimento del cavalcavia sulla superstrada 36 Milano Lecco, per il passaggio di un trasporto eccezionale,  a distanza di tre mesi ne cede un altro sulla A 14,  tra Loreto ed Ancona, questa volta per il “cedimento di pile provvisorie” che sostenevano il manufatto, dopo esser stato elevato rispetto all’altezza originaria,  per renderlo compatibile con la nuova  terza corsia  autostradale. La società Autostrade per l’Italia parla di “tragico incidente non prevedibile”;  il mondo dei trasportatori parla di scarsa manutenzione di ponti e viadotti e chiede un censimento delle situazioni di rischio;  Siteb, l’Associazione dei costruttori e manutentori di strade, segnala che nell’ultimo decennio la quantità di bitume impiegato per costruire e per manutenere la rete stradale è scesa della metà: dai 44 milioni di tonnellate nel 2006 ai  “soli” 22 del 2016. Come spesso accade, sotto la spinta emotiva, per di più in presenza di persone morte, è facile che  problemi apparentemente assimilabili (tutti riguardanti le infrastrutture viarie)  si intersechino tra loro e che si confondano  gli obiettivi prioritari con interventi importanti sì , ma di minore rilevanza. Credo che la questione di fondo non sia la responsabilità di questo o quel soggetto per un errore compiuto, errore che in ogni caso va individuato, assieme alla  punizione del colpevole e a  procedure capaci di evitare che simili errori possano riaccadere.  Il vero problema riguarda i 500.000 chilometri  della rete stradale italiana ed che l’ordinaria  manutenzione in questi anni di crisi economica generalizzata non è stata più svolta con regolarità, che ci si è limitati a interventi “di facciata” ,  a operazioni “tappa buche” nel vero senso della parola , con il risultato che il deterioramento dei manufatti sta compromettendo i manufatti stessi.  E’ chiaro che per ogni anno che passa, aumenta l’ordine di grandezza del costo necessario, ma è altrettanto chiaro che è necessario intervenire prima che  “la rete esistente collassi”,  come ricordava poche settimane fa proprio Michele Turrini, il presidente di Siteb. Se non si interviene, i cedimenti di strade e viadotti saranno sempre più numerosi e i danni umani ed economici cresceranno. Oggi, la spesa da compiere è certamente   considerevole. Domani sarà in ogni caso da compiere,  con dimensioni quantitative e con responsabilità morali ben  maggiori.

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