Tragedia di Bologna, non diteci “cosa” ma “perché”

di Paolo Uggé*

Tragedia di Bologna, non raccontateci cosa è successo, ma perché è potuto e potrà riaccadere. Un invito, rivolto in particolar modo a chi fa informazione, a non limitarsi al racconto dell’accaduto, ma ad analizzare i problemi irrisolti che possono originare, ogni giorno simili tragedie. Ecco cosa denunciamo da tempo: dai controlli praticamente inesistenti sulle strade e nelle aziende (le verifiche su strada di mezzi pesanti in Italia sono un decimo rispetto a quelli effettuati in Germania) – che spalancano le strade alla concorrenza sleale di chi mette al volante autisti improvvisati, ma disponibili a guidare per 10, 12 o 14 ore di fila magari falsificando, con una semplice calamita, il tachigrafo che racconta i chilometri percorsi – alla necessità di riammodernare tecnologicamente un parco mezzi vecchio con incentivi che favoriscano l’installazione di sistemi di sicurezza anche sui camion più datati; e poi, la manutenzione, che non c’è, di strade e cavalcavia; il non rispetto delle tariffe minime previste da una legge, che consentirebbero, se applicate, oltre che di avere in cabina un professionista della guida, di avere motori e carrozzeria in ordine, impianti frenanti controllati, pneumatici con battistrada non consumati.

E, ancora, il caso Motorizzazioni civili“, che impiegano mesi per fare una revisione, quando basterebbe autorizzare officine private a farlo. Tutte situazioni che andrebbero affrontate con un’unica visione, ma che nessuno (e questa è la madre di tutti i problemi….) ha voluto o saputo creare, allestendo un’unica cabina di regia senza la quale non sarà mai possibile avere una strategia globale, capace di “mettere in rete” strade e ferrovie, linee ferroviarie e autostrade del mare.

I media devono raccontare ai lettori cosa sta a monte delle tragedie avvenute e di quelle che potranno accadere.  La stampa cominci a raccontare per esempio agli italiani che fine hanno fatto le stazioni di controllo mobili che nel 2004 erano state acquistate per consentire alle pattuglie della polizia di fare accertamenti seri sui mezzi pesanti in qualsiasi area d’Italia, o tante altre realtà analoghe. E forse impareremo che quanto accaduto a Bologna il 6 agosto scorso è l’effetto di ieri ma è anche la causa di domani

*Vicepresidente nazionale di Conftrasporto e Confcommercio 

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