Tra il sogno “strade connesse” e la realtà “strade penose”

È stato pubblicato in “Gazzetta Ufficiale” il decreto del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti previsto dalla Legge di Bilancio 2018 che dà il «via libera alle smart road e alla sperimentazione su strada dei veicoli a guida automatica». La legge scandisce interventi, tempi e tipi di strade interessate e individua «gli standard funzionali per realizzare strade più connesse e sicure che possano dialogare con gli utenti a bordo dei veicoli, per fornire in tempo reale informazioni su traffico, incidenti, condizioni meteo, fino alle notizie turistiche che caratterizzano i diversi percorsi». Allo stesso tempo, il decreto «disegna il percorso verso la sperimentazione degli innovativi sistemi di assistenza alla guida sulle nuove infrastrutture connesse».

E il presente?

Fin qui il lancio di agenzia (Radiocor) dal quale arriva l’atteso, per il settore automotive, annuncio. Tutto bene, dunque? Fino a un certo punto, in quanto non si perde l’abitudine di guardare al futuro, senza tenere in giusta considerazione il presente. Ottime le strade connesse e, soprattutto, ben vengano le strade più sicure, come si legge. Già, più sicure. Parallelamente a questi progetti, allo scopo di non arrivare in ritardo con la mobilità 4.0 in divenire (almeno a parole), si acceleri nel rendere le nostre strade più praticabili, senza voragini, con una segnaletica visibile e con linee di demarcazione delle carreggiate chiare e non sbiadite, come quasi invisibili sono tanti passaggi pedonali. Si guardi alla mobilità 1.0 (in alcune zone del Paese anche 0.0).

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