Tassa sull’auto aziendale: un clamoroso autogol “green”


di Massimiliano Archiapatti*

La miope stangata fiscale sull’auto aziendale, nella nuova formulazione anticipata dalle dichiarazioni del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, rafforza il suo impatto depressivo sul mercato dell’auto a partire dal 2020 e il prossimo anno determinerà minori entrate per l’Erario e gli Enti Locali per oltre 1 miliardo di euro, ben superiori alle maggiori entrate di 300 milioni di euro stimati dal MEF. Le aziende prorogheranno i contratti in essere, rinunciando a nuove immatricolazioni. Un vero autogol dal punto di vista economico ed ambientale, che inciderà pesantemente su un settore, quello dell’auto aziendale, che oggi può contare su una flotta di veicoli sicuri e green (nel solo noleggio tutti veicoli sono Euro6).

La rivisitazione della misura se da una parte riduce, almeno per il primo anno, il numero dei lavoratori che saranno toccati dalla penalizzazione, dall’altro, conferma il miope impatto depressivo sull’ambiente, sulle entrate erariali e sull’intera filiera automotive, che da anni sta vivendo una fase critica. Via la foglia di fico del “green”. Aumentare oggi la tassazione dell’auto aziendale significa colpire intenzionalmente lo strumento più efficace per accelerare il rinnovo del parco veicolare nazionale, il più vecchio, inquinante e meno sicuro d’Europa con oltre 10 anni di anzianità media. Le auto aziendali hanno oggi un ciclo di vita di 4 anni che, con questa misura, si allungherà di almeno un anno.

I conti del ministero non tornano. La norma produrrà, secondo le stime di Aniasa, una proroga generalizzata dei contratti in re e oltre 300.000 immatricolazioni in meno per il prossimo anno e un relativo minor gettito per l’Erario e gli enti Locali ben superiore a 1 miliardo di euro. Il ministero ha valutato bene questo impatto? Colpo di grazia all’industria automotive. L’auto aziendale (oggi il 40% delle nuove immatricolazioni) subirà da gennaio 2020 un brusco stop che si rifletterà inevitabilmente sul mercato automotive nazionale, da anni in fase di convalescenza e sostenuto in questa fase critica proprio dalle vendite alle imprese. Senza contare che la norma spingerebbe i dipendenti a valutare il ritorno alla vettura di proprietà, utilizzando soluzioni fuori dal tempo, come il rimborso chilometrico, senza controllo e tracciabilità tributaria, in totale spregio e contrapposizione alle innovazioni della fatturazione elettronica e della carta carburante.

Chiediamo pertanto al governo un nuovo incontro con cui aprire un reale confronto, come più volte annunciato dal ministro Gualtieri, sulla misura. Le nostre analisi evidenziano le pesanti ricadute ambientali, sul mercato automotive e sull’erario che fanno di questo provvedimento un vero e proprio autogol. Se l’obiettivo del governo è fare cassa con l’auto aziendale, ribadiamo la nostra ricetta sicura: ripristinare il superammortamento per le auto a uso strumentale, una misura che nel recente passato ha restituito per ogni euro di super-ammortamento concesso, 3 euro di entrate per lo Stato e gli enti locali.

*Presidente di Aniasa

 

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