Suzuki Swift, innovare con saggezza

di Piero Evangelisti

Saggezza e orgoglio delle proprie origini: si può sintetizzare così il cammino di Suzuki, ben rappresentato dal piglio fiero del suo vecchio boss Osamu Suzuki. Il piccolo ottantenne samurai dalle folte sopracciglia bianche che in anni non sospetti ha saputo dire di no alle lusinghe del Gruppo Volkswagen per non perdere il bene più prezioso: l’indipendenza. Un’autonomia che è stata premiata anche lo scorso anno con vendite che hanno raggiunto 2,8 milioni di unità, e questo solo per quanto riguarda autovetture e Suv Crossover. Un altro asso nella manica di Suzuki è la capacità di innovare conservando un’immagine nitida che caratterizza ogni sua vettura, niente svolazzi e forme fatte per stupire che contraddistinguono i costruttori nipponici in occasione del lancio di un nuovo modello. La terza generazione di Swift che arriva adesso nelle concessionarie conferma questa saggia politica. Che sia nuova lo si capisce subito dalla carreggiata che cresce di 4 centimetri, tanti per un’auto che è larga 1,73 metri, un aumento che la rende immediatamente sportiva, mentre in lunghezza perde un centimetro, ma, ed ecco dove sta la vera innovazione, grazie al passo più lungo cresce lo spazio per passeggeri e bagagli (54 litri in più) e cala il peso che raggiunge i 915 kg in ordine di marcia. Leggera ma solida, con un telaio pronto ad assecondare una guida vivace, Swift monta al lancio un motore 1.2 l a benzina da 90 cv ma fa autentiche faville con il tre cilindri da un litro boosterjet con tecnologia microibrida da 112 cv che arriverà dopo l’estate insieme alle versioni a quattro ruote motrici.    

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