Sulla A22 è caduta la neve, sulla politica fioccano le critiche

di Paolo Uggé*

Venerdì 1 febbraio stavo percorrendo l’autostrada 22 del Brennero e solo per poco non sono rimasto bloccato come invece successo a tanti automobilisti e autotrasportatori. La prima testimonianza che voglio fornire, anche per evitare le immancabili operazioni di sciacallaggio, è che gli interventi con i mezzi spargisale e spartineve erano all’opera. La neve io l’ho trovata verso le 11 a Rovereto da dove ho potuto proseguire fino all’uscita di Chiusa. Dopo Bolzano il traffico era rallentato, ma scorrevole e senza intoppi. Certamente era molto intenso, ma questo avviene ormai ogni fine settimana, anche con un sole splendido, a causa dei divieti che al venerdì notte e al sabato sono stati introdotti dal Tirolo.

Debbo subito affermare che la stragrande maggioranza degli automezzi pesanti erano di nazionalità estera. E proprio la somma dei rientri nei Paesi di origine e dei divieti è risultata decisiva per il blocco che si è determinato. Probabilmente qualche irresponsabile conducente dei mezzi pesanti (che non aveva a bordo le catene) c’è stato e ha contribuito a peggiorare le condizioni già problematiche esistenti. Nei confronti di chi non ha operato nel rispetto delle regole si applichino le sanzioni severe previste. Ciò che non è accettabile sono le polemiche fuori luogo. E inaccettabile è anche scaricare sulla Concessionaria responsabilità che non le possono essere imputate.

Ciò che non si comprende, in tutta franchezza, é il silenzio, con la mancanza di qualsiasi intervento sui divieti introdotti dal Tirolo. Non bastano le dichiarazioni sulla volontà di difendere i principi contenuti nel documento “Road Alleance”: occorre pretenderne l’applicazione, magari introducendo misure nei confronti di vettori di Paesi esteri che usufruiscono dei benefici, in termini di competitività e concorrenza, generati proprio dal disinteresse che il governo italiano dimostra nei confronti di un tema delicato come quello della libertà di circolazione generato, come tutti sanno, da un sistema infrastrutturale adeguato.

Tema quest’ultimo sul quale, alla luce delle diverse opinioni rilasciate sempre dal governo sulla Tav, non possiamo certo dirci tranquilli. Attribuire al governo quanto appartiene al popolo e al Parlamento, che è il vero depositario della sovranità, è una valutazione che non può che destare preoccupazione. Il governo se vuole disconoscere una legge, quella che ha ratificato la Tav, presenti un provvedimento di pari valore in Parlamento e annulli la decisione assunta nel gennaio 2017. Ma per la dignità dell’intero Paese la smetta di ascoltare chi continua a fargli assumere posizioni che lo rendono non credibile agli occhi dei cittadini.

*Vicepresidente di Confcommercio e Conftrasporto

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