Report di Roland Berger: sulla mobilità del futuro Italia indietro

L’Italia continua a essere nelle retrovie della classifica mondiale della mobilità del futuro. Infrastrutture inadeguate e quadro normativo arretrato sono i principali ostacoli allo sviluppo di car sharing, auto elettriche e a guida autonoma. In pole position nella graduatoria c’è la Cina, che supera Singapore. L’Italia è penultima nella classifica stilata da Roland Berger nel report “Automotive Disruption Radar” sulla mobilità condivisa e la guida autonoma giunto
alla quarta edizione. In totale sono 14 i Paesi presi in esame dagli analisti della società di consulenza strategica di origine tedesca su un totale di 26 indicatori industriali suddivisi in cinque categorie: interesse del consumatore, regolamentazione, infrastruttura, tecnologia e attività industriale.

Nell’indagine sono stati coinvolti 13mila consumatori provenienti da Belgio, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Italia, Olanda, Regno Unito, Russia, Singapore, Stati Uniti e Svezia. L’Italia resta nelle retrovie – conservando il penultimo posto come nella terza edizione – ma migliora l’interesse degli intervistati per l’acquisto di auto elettriche.

Troppi ritardi

A pesare è lo stato delle infrastrutture, insufficiente e spesso arretrate. Sul fronte electric vehicles, ha la peggiore infrastruttura pubblica di tutta Europa come emerge dai numeri: ci sono 0,4 stazioni di ricarica ogni 100 chilometri, a conti fatti neppure una ogni 200 chilometri di strade. Per fare un confronto, in Germania la media è 4,5 stazione ogni 100 chilometri e dunque oltre 10 volte il risultato italiano. In Francia la quota è 2,3. Altra pecca che emerge dal report: il quadro normativo ancora non in linea con la rivoluzione tecnologica in atto, pur con un importante passo segnato dal decreto Smart Road varato nel corso del 2018 che consente l’effettuazione di test per la circolazione delle auto a guida autonoma.

“L’apparente arretratezza dell’Italia nel percorso di realizzazione della mobilità del futuro non è di per sé un elemento negativo, perché il Paese dispone di molte eccellenze in ambiti tecnologici promettenti che sapranno conquistarsi la propria quota di valore. Inoltre, in un quadro di generale incertezza ed ambiguità, il ruolo di smart follower può consentire di governare una transizione complessa a condizione che si abbia consapevolezza dello scenario a tendere insieme alla volontà
di rafforzarsi e ammodernarsi”, afferma Andrea Marinoni, senior partner di Roland Berger.

Occorre un piano serio. Intanto la Cina…

Che prosegue: “Occorre che il Paese si doti di una vera politica industriale sulla mobilità del futuro, incoraggiando la realizzazione di un ecosistema che esalti le qualità delle nostre imprese e accelerando l’innovazione a partire dagli investimenti“. L”Automotive Disruption Radar’ mostra il balzo della Cina e quanto velocemente si stia muovendo il gigante asiatico. E’ ormai è il più grande mercato mondiale sul lato automobilistico e allunga il suo distacco rispetto al secondo classificato: in soli sei mesi la Cina è passata da uno a cinque punti di distanza da Singapore sulla classifica generale. 
Delle 700.000 vetture elettriche vendute a livello mondo, più della metà sono state piazzate sul mercato cinese. Il 65% degli intervistati cinesi pensa che la sua prossima macchina sarà elettrica. In Europan tale desiderio è espresso dal 30% del campione, sale al 40% per gli italiani. La Cina ha dimostrato grande interesse verso i veicoli self-driving e ha stilato linee guida standardizzate per la sperimentazione. Il quadro normativo è il più aperto e duttile rispetto a quello degli altri Paesi osservati e ha permesso ad alcune aziende di attivare trial sperimentali su veicoli autonomi nelle città di Pechino e Shanghai. Tra le altre nazioni, solo il Regno Unito è riuscito a far approvare una specifica legge al riguardo.

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