Quella Vespa che non ti lasciava mai a piedi

di Federico Falsini

Qual è il mezzo di trasporto che permette capacità di carico al pari di una piccola utilitaria, che con un parabrezza (meglio se come usava una volta corredato di “tettino“) consente di viaggiare nelle piovose giornate invernali mantenendo il fascino e la libertà delle due ruote? No, non mi dite uno scooter… o almeno, se proprio volete usare il sostantivo, allora si parla de LO SCOOTER per eccellenza. Ebbene sì, dal 1946 la Vespa è da sempre lo scooter per eccellenza. E da qualche decennio è mitologica. I ricordi scorrono veloci ai miei 16 anni e alla mia fedele PX, snobbata dai più (che rimembravano le mitiche GS o Rally), ma oggi rimpianta. Con quel 125 ne ho fatte di tutte e me ne sono capitate di più. Un mezzo, la Vespa, squilibrato… con il motore pesante da un solo lato, i freni che sembravano esserci solo sulla carta. E quel cambio al manubrio…

Però… tra gli episodi “nefasti” annovero la rottura del filo del gas, del cavo frizione, del filofreno posteriore e del cambio… sempre tornato a casa.

Funzionava e durava
Perché con la Vespa ti poteva capitare di tutto, ma a casa si tornava sempre. E, soprattutto, facili da riparare. Sono quasi 30 anni che non ho più la Vespa. Sono alla quarta moto, soddisfattissimo della mia Harley. Ma ogni volta che scendo in garage, il mio sguardo cerca sempre qualcosa che non c’è. Come in una cartolina di una spiaggia esotica a cui manca l’immancabile tramonto…

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