Noleggiatori con conducente, ovvero come annientare una categoria

di Paolo Uggé*

Dopo dieci anni trascorsi a colpi di proroghe, seguendo una strada imboccata da alcuni senatori che avrebbe dovuto essere provvisoria e seguendo il detto secondo cui è meglio rinviare a domani quello che si potrebbe fare oggi, il Governo in carica sembrerebbe deciso a non rinviare ulteriormente l’entrata in vigore di una norma che la categoria dei noleggiatori di auto con conducente ritiene, a ragion veduta, una “bestialità”, destinata ad annientare di fatto una categoria di lavoratori.

La norma in questione è quella prevista dall’articolo 29,1 quater, che proibisce a un noleggiatore che effettua un servizio dalla propria sede (diciamo Milano) di caricare in fase di rientro un proprio cliente che lo ha prenotato per tempo. Con conseguenze mostruosamente assurde:facendo sì, per esempio, che se il servizio di andata ha come punto di arrivo Roma e il secondo cliente, che lo aveva prenotato, si trova a Firenze, il noleggiatore dovrà rientrare presso la propria sede di Milano per poi ripartire per recarsi a Firenze ed effettuare il servizio. Solo un soggetto incapace di intendere e di volere o in malafede può pensare di far passare un simile obbrobrio e a rendersene conto sono stati tutti i ministri in carica dal 2008 a oggi, tanto che ogni anno prorogavano l’entrata in vigore di una norma così demenziale.

Ora invece, tutto sta per cambiare (in peggio) grazie a un emendamento dell’ultimo minuto introdotto forse (il sospetto è forte) al solo scopo di dare soddisfazione a una categoria, i taxisti, considerati “molto vicini” elettoralmente a un partito del centrodestra. Nessuno intende certamente scadere nella politica politicante, ma solo ricostruire i fatti che, se confermati, porteranno a un solo risultato giustamente denunciato in piazza dai noleggiatori: così si uccideranno imprese e i loro lavoratori. Ora, che si dovesse intervenire per eliminare i furbi o quelli che operavano al di fuori delle norme, è scontato ma le regole debbono valere per tutti.

Perché per esempio ai taxisti, unici al mondo, viene consentito di non rilasciare lo scontrino fiscale? E perché anche loro talvolta operano da noleggiatori anche se non potrebbero? Siamo inoltre certi che alcune cooperative non si comportino come tante “piccole Uber“? Dire no all’ennesima proroga, regolando la situazione con precise norme, come avrebbero dovuto fare da tempo anche altri governi assumendosi tutte le responsabilità, è giusto e su questo non si può che convenire. Vorremmo però capire se la scelta consentirà a qualcuno di espandere i propri servizi facendo fallire altri, oppure se vi sarà una soluzione che una volta per tutte sistemi l’annosa querelle.

La soluzione non è semplice, ma si può trovare se si sceglierà la strada dell’interesse degli operatori, del Paese e non quella politica. Il fatto che a Roma sia stata indetta una nuova manifestazione di protesta degli Ncc porterebbe a credere,salvo vi siano state incomprensioni, che le ipotesi avanzate dal Governo non appaiano così equilibrate ed equidistanti, ma che tendano invece a favorire una parte, ovvero i taxisti. Un ultimo aspetto va evidenziato e riguarda il ruolo di Uber: anche in questo caso, i governi in carica fino a oggi non hanno saputo (voluto?) trovare la risposta adeguata prevedendo che il rapporto economico sia limitato tra l’operatore e il cliente. Uber, “mediatore informatico” (che innanzitutto dovrebbe corrispondere le imposte in Italia) non dovrebbe limitarsi a chiedere il corrispettivo per il solo servizio, d’intermediazione appunto, fornito da realizzarsi nel rispetto delle norme previste per il servizio taxi? E non imporre il rapporto diretto con il cliente? In caso d’incidente chi risponde?

Domande che attendono una risposta mentre altre potrebbero essere poste a breve. Per esempio da altre categorie (come l’autotrasporto) che potrebbero rivendicare l’introduzione di normative che di nuovo regolamentino il mercato per evitare episodi di sfruttamento (tariffe, tempi di pagamento anche per soste improduttive) oppure di sostenere costi superiori alla media europea. Se per i taxi è possibile non applicare i principi del libero mercato perché non potrebbe divenire possibile per gli autotrasportatori? In attesa di capire come andrà a finire, il Governo rischia di assumersi una grossa responsabilità.

*Vicepresidente di Conftrasporto e di Confcommercio

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