L’Alfa Romeo 6C 1750 Gran Sport del 1931 di Andrea Vesco e Andrea Guerini (mentre festeggiano), vincitori della Mille Miglia n. 90

Mille Miglia e nuovo Rinascimento Alfa Romeo

di Fabrizio Boschi

È davvero un periodo d’oro per l’Alfa Romeo. Si potrebbe quasi definire un nuovo Rinascimento. Dopo il buio tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta e una difficile ripresa tutta in salita, finalmente oggi la casa del Biscione vede la luce.

Una storia di passione

Alfasud, Alfetta, Alfa 6: i modelli obsoleti degli anni Settanta non vennero sostituiti da vetture nuove all’altezza del prestigio del marchio. Era lacunosa anche la fattura dei modelli, per l’assemblaggio poco curato e per la scarsa qualità dei materiali. Migliorò temporaneamente la situazione, il lancio, nel 1983, del modello che sostituiva l’Alfasud, la 33, che ebbe un buon riscontro commerciale. Al contrario l’Arna, sempre del 1983 e frutto di una joint venture con la Nissan, fu un clamoroso fallimento. Con questo modello, il prestigio dell’Alfa Romeo raggiunse probabilmente il punto più basso nella sua storia.

Quel sorpasso a fari spenti

Una storia gloriosa e piena di successi quella dell’Anonima Lombarda Fabbrica Automobili (questo l’acronimo di Alfa prima che l’ingegner Nicola Romeo acquisì il controllo della società nel 1917), che parte dal 1910 e arriva fino a oggi con la vittoria alla 90esima edizione della Mille Miglia di un’Alfa Romeo 6C 1750 Gran Sport del 1931, la stessa con la quale vinse, nel 1933, il fuoriclasse del volante Tazio Nuvolari insieme a Giovanni Battista Guidotti. Oltre al mito del “sorpasso a fari spenti”, quella gara vide il pilota mantovano conquistare il record dei 100 km/h di velocità media su tutto il percorso. Fu una delle undici vittorie conquistate dal marchio Alfa Romeo tra il 1927 e il 1957 quando si correva la Mille Miglia agonistica: un record che non potrà mai essere battuto. L’Alfa Romeo, infatti, conquistò tutte le edizioni della Mille Miglia dal 1928 al 1938 a eccezione di quella del 1931, che fu vinta da Mercedes-Benz.

 

Protagonista assoluta

E quest’anno, a Brescia, l’Alfa Romeo torna, dunque, la protagonista assoluta. Non solamente perché ha vinto, ma perché ha visto sul podio due esemplari: la 6C 1750 GS del 1931, appunto, e la 6C 1500 Gran Sport Zagato del 1933. Dal Museo Storico Alfa Romeo poi è arrivata la 6C 1750 Gran Sport del 1930, la 6C 2300 Mille Miglia del 1938 e la 1900 Super Sprint del 1955. Hanno accompagnato la 90esima edizione della Mille Miglia – di cui Alfa Romeo era “Automotive Sponsor” –  le ultime novità del marchio Alfa Romeo: Stelvio, il primo Suv della sua storia, che garantisce prestazioni senza compromessi e un grande piacere di guida, grazie alla sua eccellenza meccanica e motoristica, e l’affascinante Giulia, la berlina sportiva che rappresenta il nuovo paradigma del brand attraverso i suoi rivoluzionari canoni di stile, sportività e tecnologia. Entrambe le vetture racchiudono tutti gli elementi che hanno reso Alfa Romeo uno dei brand più desiderabili: design distintamente italiano, motori prestazionali, perfetta distribuzione dei pesi, soluzioni tecniche uniche e miglior rapporto peso/potenza della categoria.

 

Due ragazzi da corsa

A bordo dell’Alfa Romeo 6C 1750 Gran Sport del 1931, dal valore inestimabile, Andrea Vesco, 29 anni di Sarezzo (Val Trompia-Brescia) e Andrea Guerini, 38 anni di Marcheno (Brescia), due formidabili ragazzi da corsa che avevano già vinto anche l’edizione 2016. Quindi non solo è stato un equipaggio tutto bresciano a tagliare il traguardo di viale Venezia nel capoluogo lombardo, ma perlopiù a bordo di un simbolo puro dell’italianità come l’Alfona di Nuvolari, dopo 4 giorni di guida con tanto sole ma anche tratti sotto la pioggia: 40 ore al volante con brevissime pause per il pranzo, 200 comuni attraversati, 7 regioni e la Repubblica di San Marino. Una passeggiata per il motore Alfa, ruggente allora come lo è oggi con i suoi rabbiosi modelli di Giulia, Giulietta, 4C e MiTo che hanno finalmente riportato lustro al marchio di Arese. Un nome che nel corso della sua storia e fino al 1933, ha significato anche corse.

 

77 anni di competizioni

Il salvataggio dell’Alfa Romeo da una situazione finanziaria catastrofica, grazie all’intervento di Benito Mussolini che ne fece un’azienda statale, produsse negli anni precedenti la Seconda guerra mondiale automobili da corsa potenti, contraddistinti da una linea elegante. In particolare, i tre modelli che negli anni trenta fecero dell’Alfa Romeo un marchio famoso in tutto il mondo anche per le auto da strada furono la 6C 1500, l’8C 2300 e la 8C 2900. Questa fama mondiale si consolidò grazie alle gare e ai piloti che ottennero successi grandiosi.

La prima divisione aziendale dell’Alfa Romeo destinata esclusivamente alle competizioni automobilistiche fu l’Alfa Corse, che venne fondata nel 1938 e gestita da Enzo Ferrari. L’Alfa Romeo debuttò nelle competizioni automobilistiche nel 1911. Negli anni Venti ampliò l’attività sportiva grazie a piloti del calibro di Antonio Ascari, Giuseppe Campari, Enzo Ferrari e Ugo Sivocci. Nel 1923 apparve per la prima volta il simbolo del quadrifoglio Alfa Romeo che, da allora, sarebbe comparso in tutte le attività competitive della casa del Biscione e sulle versioni più sportive delle sue vetture.

Gli anni Cinquanta iniziarono con due vittorie del Mondiale di Formula 1, una delle quali con Juan Manuel Fangio come pilota. L’Alfa Romeo tornò in Formula 1 negli anni Sessanta fornendo ad alcune squadre il propulsore senza però partecipare come costruttore. Negli anni Settanta continuò a fornire motori tra cui anche alla McLaren. La casa del Biscione tornò ufficialmente in F1 nel 1979 senza però registrare risultati di rilievo. L’Alfa Romeo continuò a fornire propulsori dal 1983 al 1988, anno dell’ultima apparizione in Formula 1. A questo seguirono però i successi in Formula 3 e alle gare di rally. E chissà se un domani, come non escluso dall’ad di Fca, Sergio Marchioone, il Biscione possa ritrovare i circuiti di F1.

 Il Biscione nel cuore

Il termine “alfista”, che nacque con la Giulietta negli anni Cinquanta, definisce un pilota di una vettura Alfa Romeo oppure un appassionato del marchio del Biscione. Perché l’Alfa Romeo è come una fede, e se si è stati “alfisti” una volta, lo si è per sempre. Un po’ ciò che capita a chi possiede una Ferrari. Perché queste non sono solo auto, sono passione, sudore, sentimenti, anima, ma soprattutto tanto cuore. E finalmente, il rosso Alfa oggi è tornato a brillare come 107 anni fa. E’ questo il nuovo Rinascimento, dagli anni bui, della casa di Arese, che spicca di nuovo il volo.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *