Kodo design e kaizen alla base del successo di Mazda

di Piero Evangelisti

Il kaizen, la filosofia del miglioramento continuo, è nata in Giappone nel secondo dopoguerra, quando il popolo del Sol Levante capì che senza l’eccellenza della propria industria il Paese non si sarebbe mai risollevato. Il kaizen che ha permesso all’industria nipponica dell’auto di crescere ovunque è oggi praticato dalla stragrande maggioranza dei costruttori di tutto il mondo ma, è un fatto naturale, l’inventore rimane sempre il più bravo nell’utilizzare l’oggetto o il metodo che ha creato. A ricordarcelo arriva Mazda3 ModelYear 2017 sulla quale viene ulteriormente arricchita la progettazione “umano centrica” ma sempre in chiave di massima qualità produttiva. La rinnovata Mazda3 (il modello ha superato qualche mese fa i 5 milioni di pezzi prodotti) non cambia sensibilmente nell’estetica conservando il classico design Kodo tipico della marca, ma introducendo una nuova calandra. Gli interventi apportati all’interno hanno riguardato soprattutto l’ergonomia, un valore che la Casa di Hiroshima ha sempre curato in modo quasi maniacale in funzione del comfort e, soprattutto, della sicurezza. L’uomo, le persone che viaggiano a bordo dell’auto, sono sempre più centrali per i progettisti. La rivisitazione dell’Active Driving Display ha portato, per esempio, a uno schermo più luminoso, di facile lettura. Non cambia la gamma dei motori che sono però stati migliorati per eliminare rumorosità e vibrazioni, soprattutto sulle unità diesel. I tantissimi interventi, che potremmo definire di fine tuning, apportati su Mazda3 sono la pura espressione del kaizen, il miglioramento che non si ottiene con cambiamenti radicali (assai rari, ma con un aggiornamento costante e continuo.

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