Incubo Covid-19: ne usciremo e saremo migliori

di Roberto Russo, amministratore delegato di Assiteca Sim

 

L’esplosione dell’epidemia del coronavirus su scala globale ha fatto riemergere paure alle quali i popoli non erano più abituati dai tempi della seconda guerra mondiale. L’isolamento forzato nelle case, la contemporanea paralisi di quasi tutti i settori economici, i bollettini quotidiani delle Autorità che annunciano il numero crescente di contagiati e di morti, l’emergenza sanitaria e il continuo bombardamento mediatico hanno indubbiamente generato un terribile shock emotivo amplificato dall’effetto “sorpresa”. I Governi delle principali economie mondiali non hanno imparato la lezione delle crisi finanziarie del 2008 e del 2011 e non si sono preoccupati di regolamentare i mercati finanziari, lasciando ancora una volta aperta la finestra della speculazione su scala globale. Nei momenti di panico la mente umana è rivolta esclusivamente verso pensieri negativi, tanto che la domanda che oggi tutti si pongono è la seguente: l’economia globale collasserà?

La risposta a mio parere è no e di seguito spiego il perché. La caduta del Pil globale, che vedremo consolidata nei prossimi mesi, sarà una caduta verticale non determinata dallo scoppio di una guerra mondiale – ovvero dalla distruzione degli impianti produttivi delle aziende che richiede una lunga e dolorosa fase di ricostruzione – bensì determinata da uno shock esogeno (la pandemia). Proviamo adesso a fare un esercizio mentale: entriamo in una “macchina del tempo” e proiettiamo il nostro orizzonte di analisi tra 3/6 mesi.

In Italia. il prossimo mese di maggio (3/4 mesi dopo l’inizio dell’epidemia) ci saranno probabilmente solo alcune migliaia di infetti all’interno di una popolazione di oltre 60 milioni di persone. Tutti gli altri Paesi del mondo che hanno adottato in ritardo le misure restrittive per contenere il virus rispetto alla Cina e all’Italia sperimenteranno la stessa tendenza dell’infezione: un’esplosione di contagi fino al secondo mese di epidemia e un’implosione degli stessi dal terzo mese in poi.

Infine, la ricerca scientifica su scala globale, grazie all’applicazione delle nuove tecnologie e a un dispiego di uomini e investimenti senza precedenti, mese dopo mese produrrà risultati positivi in termini di nuovi farmaci per combattere il virus e, auspicabilmente, porterà alla scoperta di un vaccino che decreterà la vittoria dell’uomo sul Covid-19.

Tornando alle incertezze di tenuta dell’economia globale, ci troviamo adesso di fronte a un bivio, che per certi versi rappresenta una grande opportunità, in quanto per tamponare il crollo verticale e temporaneo del Pil globale non esistono ricette eterogenee in funzione dello stato di salute dei singoli Paesi, ma solo una soluzione unica da adottare in modo coordinato dai Governi dalle grandi economie mondiali. Occorre provocare un contro-shock dell’economia attraverso una “pioggia” di aiuti fiscali, economici e monetari nell’arco dei prossimi tre/sei mesi, il cui perno è rappresentato da interventi di politica fiscale ad opera dei singoli Governi accompagnati dall’emissione di eurobond (cosiddetti coronavirus-bond) per un controvalore di 1.000/1.500 miliardi di euro, ovvero debito pubblico condiviso da tutti i Paesi dell’Unione, 3 cui segua una nuova era di politiche economiche e fiscali non più basate su egoismi nazionalistici, ma sul comune obiettivo del benessere e della crescita delle singole macro aree economiche.

Per comprendere il cambio di rotta già in atto da parte dei Governi dell’Unione Europea, limitiamoci ad analizzare di seguito ciò che è accaduto nel Vecchio Continente nelle ultime due settimane. La oramai famosa gaffe di Christine Lagarde sulla mancata chiusura dello spread da parte della Bce – di fronte al rischio di provocare un crollo finanziario globale e al contemporaneo diffondersi in misura esponenziale dell’epidemia fuori dai confini dell’Italia (prima fase del contagio) – ha generato in una sola settimana una serie di provvedimenti clamorosamente agli antipodi rispetto alla linea di condotta politica dell’Unione Europea dell’ultimo ventennio, di seguito elencati: – la Germania ha annunciato il ricorso a risorse pubbliche illimitate attraverso l’emissione di nuovo debito per far fronte alla crisi economica derogando alla regola del pareggio di bilancio; – l’Unione Europea ha sospeso il patto di stabilità con il quale si vincolano i Paesi membri a non superare la soglia del 3% nel rapporto deficit/Pil su base annua; – la Bce, smentendo se stessa in soli sette giorni, ha stanziato ulteriori 750 miliardi di euro per acquistare obbligazioni governative a difesa dello spread e immettere liquidità a favore delle banche.

A corollario di quanto evidenziato, Ursula Von Der Leyen, presidente tedesca della Commissione Europea, rivolgendosi al nostro Paese ha dichiarato: “il patto di stabilità è sospeso, ora il bilancio italiano può gestire la crisi: in questo momento in Europa siamo tutti italiani”.

L’epidemia del Covid-19 sul fronte economico europeo ha sorprendentemente decretato la fine di un ventennio di ottuse politiche di austerity che hanno generato la crescita del debito pubblico aggregato e qualche milione di nuovi disoccupati, senza determinare alcuna inversione del ciclo economico. Ciò che serve adesso per tamponare l’improvviso e temporaneo arresto del Pil all’interno di ciascun singolo Stato dell’Unione è un insieme di misure da “pronto soccorso” da erogare nei prossimi 3/4 mesi, riassumibili nei seguenti 4 punti: 1. applicazione in deroga della Cassa Integrazione per garantire gli stipendi dei lavoratori di ogni settore e per alleviare gli oneri delle imprese attualmente chiuse o fortemente colpite dal crollo del fatturato;2. sospensione del pagamento delle imposte di ogni tipo, delle rate di mutui e dei prestiti alle imprese; 3. accesso agevolato al credito assistito da garanzie dello Stato a favore delle piccole e medie imprese4. riduzione dei vincoli patrimoniali che la Vigilanza bancaria europea impone alle banche a fronte dell’erogazione del credito ai cittadini e alle imprese.

Questo intervallo temporale sarà caratterizzato da una fase iniziale di forte sconforto da parte dei cittadini dei singoli Stati direttamente proporzionale alla crescita dei contagi, cui farà seguito una successiva fase di euforia quando, come accaduto in Cina, il numero dei contagi inizierà a ridursi fino a precipitare; in quest’ultima fase (ragionevolmente dopo 3 mesi circa dall’inizio dell’epidemia) i popoli vivranno sentimenti di orgoglio e di unità nazionale del tutto nuovi per le ultime generazioni, ma già vissuti dagli “anziani” all’epoca del Dopoguerra.

Sarà allora compito dei Governi risvegliare lo spirito guida dei padri fondatori dell’Unione Europea mettendo al servizio dei cittadini l’ingente massa di liquidità internazionale per le grandi sfide del pianeta, come l’ambiente e la messa in sicurezza della struttura idrogeologica del territorio che richiede ingenti investimenti pubblici e che offrirà grandi opportunità di lavoro, nonché utilizzando il polmone finanziario del risparmio privato allo scopo di alleggerire il peso degli investimenti del settore pubblico e infine sfruttando le grandi tecnologie per migliorare la produttività delle aziende.

Il futuro dell’economia mondiale, oggi più che mai, è nelle mani dei Governi; poiché non ci sono alternative rispetto a quanto sopra rappresentato, sono personalmente positivo e fiducioso. Sul fronte finanziario il fattore psicologico riveste un ruolo determinante per l’investitore razionale, in quanto egli tipicamente acquista titoli nelle fasi di generale sfiducia durante le quali la maggioranza degli altri investitori, orientati alla speculazione, subisce la pressione emotiva e non ha la lucidità mentale per valutare le aziende in un’ottica almeno triennale sulla base della “normalizzazione” degli utili e dei risultati operativi futuri.

Molte aziende hanno subito nelle ultime venti sedute borsistiche perdite di oltre il 50% per il semplice motivo che l’ondata di panic selling ha portato gli investitori a valutare le stesse esclusivamente sulla base dei risultati operativi del prossimo mese/trimestre/semestre, proiettando tali risultati all’infinito e compiendo l’errore di natura psicologica di non valutare il nesso di causalità tra i suddetti utili e il blocco temporaneo dell’economia mondiale generato esclusivamente dall’epidemia del coronavirus.

Warren Buffett insegna che quando si studia un’azienda occorre seguire due regole fondamentali: 1. analizzare i dati facendo riferimento a un orizzonte temporale sufficientemente ampio al fine di non lasciarsi ingannare da valori positivi o negativi di carattere straordinario; 2. fare sempre attenzione all’enorme differenza tra i concetti di prezzo e di valore: il prezzo è ciò che il mercato attribuisce a un’azienda quotata, il valore è il riflesso della capacità futura dell’azienda di generare cassa al netto di fattori “esogeni”.

Il tempo, come si dice, è galantuomo e come insegna Warren Buffett chi ha la forza e il coraggio di acquistare azioni nei momenti di panico sulla base degli utili attuali e prospettici “normalizzati” delle aziende potrà subire anche delle forti perdite nel breve periodo, ma nel medio-lungo termine genererà performance a tripla cifra mai immaginabili in periodi di normalità. In conclusione, questa terribile pandemia lascerà nei nostri ricordi la traccia indelebile delle migliaia di morti, delle aziende che non ce l’avranno fatta (speriamo poche), del doloroso improvviso distacco dai propri cari, dell’eroico lavoro di coloro che negli ospedali e nelle filiere produttive essenziali per la vita di tutti hanno lavorato instancabilmente a disprezzo del pericolo, ma probabilmente lascerà anche un’eredità positiva riaffermando la centralità dell’uomo in un’era eccessivamente dominata dalla tecnologia, dall’egoismo e dall’intelligenza artificiale.

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