Incubo Covid-19: l’autotrasporto rischia chiusure e colonizzazione

di Cinzia Franchini*

Da una parte l’umiliazione di una corsa a cui vengono costretti i lavoratori autonomi a chi presenta per primo la domanda per accedere a un indennizzo di appena 600 euro fino a esaurimento del budget, dall’altra l’assoluta mancanza di provvedimenti tampone rispetto all’enorme problema degli insoluti rispetto alle consegne fatte in questi giorni dagli autotrasportatori. Il Governo, varate le misure draconiane per contenere l’epidemia, sembra avere dimenticato completamente il disastro economico a cui sono costrette le imprese, anche dell’autotrasporto.

Cito il settore dell’autotrasporto non solo per una questione di rappresentanza della categoria, ma perché la beffa maggiore potrebbe colpire proprio gli stessi autotrasportatori che in questi giorni, tra mille difficoltà e spesso in assenza di presidi di protezione individuale, mettendo a rischio la propria salute, hanno deciso responsabilmente di continuare a lavorare rifornendo di generi di prima necessità i pochi settori ancora in attività perché ritenuti essenziali alla vita dei cittadini del nostro Paese.Già prima dell’emergenza Covid-19 infatti molte aziende del settore erano gravate da carenze di liquidità importanti e ora è difficile non solo rientrare delle fatture già emesse, ma è anche facile ipotizzare ulteriori ritardi rispetto al pagamento dei trasporti comunque garantiti in queste settimane.

Senza aiuti da parte del Governo il rischio è che si assista alla chiusura di una larga fetta delle imprese di trasporto italiane, che sappiamo essere formate per la maggior parte da piccole e piccolissime aziende, spesso monoveicolari e a conduzione familiare. Per questo occorrono da un lato misure straordinarie emergenziali dal Governo e dall’altro un allentamento dei tributi nazionali e locali.

Il rischio, a fronte della chiusura di quelle piccole e medie aziende di autotrasporto che rappresentano lo scheletro di un settore che vale da solo il 2 per cento del Pil del Paese, è che l’intero comparto venga colonizzato dai grandi gruppi stranieri le cui conseguenze nefaste sono evidenti a tutti. Sono noti infatti i nomi di grandi gruppi esteri da Amazon a Uber, che da tempo stanno cercando la strada per conquistare anche il trasporto su gomma dopo avere in taluni casi già monopolizzato la logistica. Un rischio che va oltre la denuncia già lanciata dal Copasir e che vale per tutta l’economia italiana e che potrebbe tradursi in un monopolio con deregolamentazioni pericolosi per i lavoratori, ma anche per la qualità del servizio offerte a imprese e famiglie.

*Portavoce di Ruote Libere

 

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