Incentivi in vigore: ma devono essere rinforzati

di Paolo Scudieri, presidente di Anfia A giugno, secondo mese dalla fine del lockdown, il mercato auto europeo subisce ancora un forte ribasso (-24,1%), anche se inferiore a quello dei tre mesi precedenti, con marzo a -51,8%, aprile a -78,3% e maggio a -56,8%. Nonostante le misure di stimolo alla domanda introdotte dalla maggior parte dei major market, il recupero delle vendite si prospetta lento e difficoltoso, visto il tremendo impatto della crisi legata all’emergenza sanitaria sull’economia europea e l’incertezza sulle evoluzioni dei prossimi mesi. Tutti i major market dell’Ue (Uk incluso) –-che pesano per il 72% dell’immatricolato complessivo di giugno – hanno continuato a registrare cali significativi nel mese, con l’eccezione della Francia (+1,2%), dove, evidentemente, la nuova formula di incentivazione all’acquisto di veicoli a basse emissioni introdotta a inizio giugno ha sortito i primi effetti. Mantengono una pesante flessione a doppia cifra, invece, la Spagna (-36,7%), il Regno Unito (-34,9%), la Germania (-32,3%) e l’Italia (-23,1%).

La chiusura del primo semestre dell’anno a -39,5% equivale ad una perdita di circa 3,3 milioni di auto e nei major market la contrazione risulta superiore alla media europea: -42%, pari ad un delta negativo di 2,56 milioni di autovetture vendute. L’Italia – che la Commissione europea stima essere l’economia più in sofferenza, con un calo previsto del Pil dell’11,2% nell’anno in corso – ha fatto un primo passo nella direzione del sostegno al comparto automotive, con la recente approvazione alla Camera delle misure di supporto al mercato previste dal DL Rilancio. Purtroppo, le pochissime risorse al momento stanziate darebbero un contributo del tutto insufficiente alla ripartenza del mercato.

Ci auguriamo, quindi, che se ne possano reperire a breve di ulteriori per dare un effettivo impulso agli acquisti e alla sostituzione dei veicoli più vecchi in circolazione, indirizzando le scelte dei consumatori verso le alimentazioni alternative, in linea con il rispetto degli obiettivi europei di decarbonizzazione della mobilità. A questo deve aggiungersi, al più presto, la definizione di un piano di politica industriale non solo per governare gli effetti della pandemia, ma anche per proseguire nella transizione tecnologica in atto, intervenendo a supporto degli investimenti delle imprese in ricerca, innovazione e capitale umano e favorendo le aggregazioni e in generale la crescita dimensionale delle aziende.

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