Il sistema automotive rischia grosso

di Adolfo De Stefani Cosentino*

È evidente che siamo di fronte a un passaggio molto delicato, in cui chi compra, o meglio vorrebbe comprare un veicolo nuovo, sta inviando un messaggio chiaro: “Mi piacerebbe comprare un’auto nuova ma non so cosa è meglio comprare, forse è meglio aspettare!”

Il tema è quello delle incertezze sulla fruibilità futura delle auto alimentate a gasolio che peraltro rispettano pienamente la regolamentazione comunitaria in materia di emissioni. Non a caso calano in misura sostanziosa gli acquisti di società e noleggiatori, probabilmente più sensibili ai valori residui dei veicoli di loro proprietà.

È chiaro che la transizione a nuove tecnologie di alimentazione non possa essere gestita con l’accetta, salvo assumersi la responsabilità delle conseguenze che questo crea sul mercato. Abbiamo bisogno di un percorso programmato che favorisca l’avvento di una nuova mobilità a basse emissioni che presuppone adeguati investimenti in infrastrutture e la piena coscienza che questo percorso vada accompagnato con misure capaci di rinnovare rapidamente il parco automobilistico circolante.

La via attuale fondata sulla criminalizzazione delle auto a gasolio può portare solo ad una crisi di sistema, con pesanti conseguenze sulla filiera automotive che, fino ad oggi, è stata il driver della ripresa economica italiana in particolare con le attività di produzione interna.

Per contribuire allo sviluppo della mobilità sostenibile nel nostro Paese, le Associazioni rappresentanti la filiera industriale e commerciale del settore automotive, Anfia-FederautoUnrae, hanno elaborato e trasmesso al Governo, un documento interassociativo che illustra la strategia della filiera automotive per arrivare ad una mobilità a basse emissioni, considerando vincoli normativi, qualità del parco circolante e sviluppo dell’infrastruttura di ricarica.

Allo stato attuale, infatti, esiste un mix di misure e incentivi a livello locale/regionale mentre manca una strategia nazionale per pianificare la transizione da diesel ad elettrico e che tenga conto, alla luce dell’attuale assetto produttivo e distributivo, degli impatti sul tessuto economico-sociale del Paese.

*Presidente di Federauto

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