Il quotidiano? Montanelli? La 2 CV? Scusa, ma devo postare…

di Roberta Pasero

“Ma, dimmi, fino a quando i quotidiani uscivano nelle edicole?“. Una domanda che lascia interdetti soprattutto se a chiederlo sono bloggers e dintorni con ambizioni giornalistiche. Venticinque-trentenni convinti che la vita, la storia sia divisa in due. Ante social e post social, con un reset culturale che nemmeno una full immersion su Google riuscirebbe in parte a colmare.

Troppe volte lo sguardo si perde nel nulla quando si cerca di condividere con loro qualcosa di meglio dei post su Fb o dei tweet da retwittare: le emozioni di una vita reale e professionale. Che gli si parli di un direttore leggendario come Indro Montanelli: sconosciuto. Di interviste fatte a celebrità da Robert Mitchum, a Tom Wolfe, a Renzo Piano: non pervenuti. Di reportage dalle isole australiane degli ammutinati del Bounty al West America di John Wayne: blackout.

E nemmeno di automobili entrate nella storia del design come Citroen 2 CV firmata Le Corbusier (lecorbuché?).

Perché quella dei nativi digitali è essenzialmente una all can you eat generation. Che divora con velocità supersonica tutto ciò che trova attorno e non si ferma mai.

Molte volte non hanno tempo e voglia nemmeno per capire dove si trovano per i test drive e gli itinerari mozzafiato non li guardano, ma li postano. E nemmeno per stupirsi delle tecnologie che gli vengono affidate perché sono privi del senso del desiderio e del possesso, culturale o materiale.

Vivono circondati da oggetti di lusso che hanno in prestito e si accontentano di testare. Che siano auto premium, phon supersonici o tv a mille pollici che, tra l’altro, generalmente i loro followers non potranno mai permettersi.

Un giorno, una settimana, massimo due, il tempo di postare una storia Instagram dove mettersi in posa calendario, poi li restituiscono o li accantonano, senza nemmeno il tempo di affezionarsi. Anaffettivi digitali? Forse. Che sono connessi 24 ore su 24 ma sconnessi con la realtà, e dunque guai se sentono parlare di spread o di gilet gialli.

Ma quando a 50 anni si volteranno indietro cosa troverà questa all can you eat generation? Chissà se nella loro vita full hd, nella memoria quasi piena dei loro smartphone, lasceranno almeno qualche KB libero per la curiosità di conoscere e di stupirsi. E per la voglia di sognare.

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