Il fenomeno degli incidenti “solitari”

di Gianfranco Chierchini

Nel 2015 sono state 7.300 le persone che nella Ue  hanno perso la vita in un incidente stradale … “solitario”,   che ha visto cioè il coinvolgimento di un solo veicolo.  Negli ultimi dieci anni, sempre nei 28 Paesi europei,  si sono contati  100.000  decessi in questa categoria di incidente. Passi avanti sono stati fatti,  ma troppo lentamente.  E  l’Italia  deve registrare un miglioramento ancora più debole,  al di sotto della media del miglioramento europeo.

Sono questi alcuni dei dati che emergono dall’ultima relazione  di ETSC , European Transport Safety Council, proprio dedicata alla SVCs (Single Vehicle Collisions).   Più della metà di questi decessi, quasi il 60%,  accade in strade extraurbane e coinvolge soprattutto i giovani della fascia dai 18 ai 24 anni:  sono i neopatentati  che hanno un probabilità statistica  di incorrere in questo tipo di incidente più che  doppia rispetto a chi si trova tra i 25 ed i  49 anni ed  addirittura più che tripla rispetto agli adulti della fascia 50 – 64 anni.

Ecco cosa manca

I due strumenti principali per contrastare questi incidenti sono una corretta progettazione delle strade  e una intelligente gestione dei limiti di velocità.  Strumenti richiesti  da tempo da parte degli esperti di traffico e che sono stati adottati troppo poco.

Tra l’altro,  là dove queste misure sono state  applicate,  i risultati si sono visti, come ad esempio in Olanda e in Danimarca, rimuovendo ostacoli fissi presenti  a fianco della  strada o coprendoli con guard rail , oppure  abbassando in certi tratti la velocità da 90 a 80 km orari.  

L’impegno di Aci

Sistemi di limitazione  automatica della velocità (ISA), sistemi di frenata automatica di emergenza (AEB)  e di avviso acustico della cintura di sicurezza non allacciata anche nei sedili posteriori, rilascio graduale della patente ai più giovani e barriere di protezione per i veicoli a due ruote: sono le altre richieste che gli esperti europei del traffico hanno ancora una volta voluto ripetere e che in Italia vede un particolare impegno di ACI.   E poi un altro strumento che potrebbe apparire la “scoperta dell’acqua calda”:  analizzare le condizioni complessive in cui è accaduto un incidente e apportare i rimedi che appaiono possibili ed efficaci, compresa la successiva informazione agli utenti dell’area presa in considerazione.  

Interventi semplici, nemmeno  poi tanto costosi …   E  quanto dobbiamo ancora aspettare perché si realizzino nelle nostre strade?  

 

3 Comments

  1. giampaolo says:

    basterebbe lasciare il cellulare nel baule

  2. Gaetano Gentiluomo says:

    Dubito che nel nostro paese si riesca a fare qualcosa di positivo dato che “gli esperti parlamentari” più che altro riescono a stabilire norme cervellotiche sulla sicurezza stradale ( vedi il recente provvedimento sulla distanza di sicurezza da tenere mentre si sorpassa un ciclista ). A parte ciò concordo con quanto detto nell’articolo ma vorrei ricordare che una delle cause poco conosciute di incidenti solitari con strada rettilinea e in pieno giorno è dato da eventuali presenze di filari di alberi che, con l’auto ad una certa velocità, producono “lampeggiamenti” sugli occhi ( circa tre cicli al secondo) che possono provocare un attacco epilettico anche a persone che non sanno di essere soggetti ad epilessia.

  3. mario galaverna says:

    risolvere questo problema è banalissimo. Basta un’ora di guida estrema per far capire ai neopatentati che l’auto non sempre è controllabile. E’ ridico fare guide urbane a 50km o extraurbane a 70km per poi avere una panda che rasenta i 180km.

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