Idrogeno: una rivoluzione che conviene

di Marco Alverà*

Siamo all’alba di una rivoluzione energetica. Il rischio di una crisi climatica globale richiede azioni rapide per invertire il trend di crescita delle emissioni di CO2 e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti a Parigi nel 2015, ancora di più alla luce del mancato accordo alla COP 25 di Madrid di fine 2019 e in previsione della COP 26 del 2020 che vedrà come protagonista anche l’Italia insieme al Regno Unito.

Gli sforzi attuali per rendere l’elettricità più verde sono positivi ma non sufficienti. Il programma di elettrificazione di auto, case, trasporti pesanti e industria lascia infatti irrisolte due grandi sfide: come risolvere il problema dell’intermittenza e come ridurre le emissioni nei settori che non sarà possibile elettrificare, pari a circa la metà dei consumi energetici al 2050 secondo le stime di IRENA, l’agenzia internazionale dell’energia rinnovabile.

L’idrogeno potrebbe aiutarci a vincere entrambe le sfide. È l’elemento più abbondante dell’universo, un vettore energetico in forma gassosa: se prodotto con l’utilizzo di elettricità rinnovabile, scomponendo l’acqua attraverso un elettrolizzatore, o tramite il gas naturale con cattura della CO2, non genera emissioni.

Facile da trasportare e stoccare, si comporta come un combustibile, rilasciando solo acqua. Si può usare per stabilizzare la rete elettrica quando le altre fonti non sono disponibili, e può alimentare camion, navi e automobili. È inoltre in grado di fornire energia verde per processi industriali ad alta intensità di energia, come ad esempio la produzione di acciaio. Se accompagnato da misure adeguate, l’idrogeno può aiutarci a preservare posti di lavoro manifatturieri oggi minacciati.

Non è la prima volta che se ne parla. Un mondo alimentato a idrogeno fu immaginato già nel 1874 da Jules Verne nel romanzo “L’Isola Misteriosa”. Nonostante varie false partenze, oggi potrebbe essere il suo momento.

Uno dei principali ostacoli ha sempre riguardato i costi, e qui si stanno facendo importanti passi avanti grazie agli sviluppi tecnologici: nel 2000, il costo di produzione dell’idrogeno da rinnovabili era di 40 volte superiore al petrolio. Nel 2010, è sceso a 15 volte. Oggi il costo dell’idrogeno verde è doppio rispetto a quello del petrolio, con un trend di riduzione che prosegue. 

Secondo le analisi esposte anche nel nostro libro “Generation H”, partendo dagli attuali 5 dollari al kg, il costo dell’idrogeno da rinnovabili potrebbe scendere fino ai 2 dollari al kg già nel 2030 e, con le giuste economie di scala, arrivare a 1 dollaro, diventando competitivo anche senza sussidi. 

 Per raggiungere questo obiettivo occorre però abbassare il costo degli elettrolizzatori per la sua produzione.  E’ qui che l’Europa può fare la differenza, dando la spinta politica necessaria per avviare il mercato. Lo ha già fatto nel 2009, quando fece decollare il settore dell’energia rinnovabile stabilendo una quota del 20% al 2020, abbassando per tutti il costo dei pannelli solari e delle turbine eoliche.

 Ora si potrebbe replicare con l’idrogeno, che non richiede eccessivi investimenti infrastrutturali perché può utilizzare le reti gas esistenti.

Le sperimentazioni avviate da Snam in Italia testimoniano che è possibile miscelare tra il 5 e il 10% di idrogeno con il gas naturale nella rete di trasmissione senza alcun problema. Stabilire un progressivo raggiungimento di queste quote nelle reti in tutta Europa sarebbe un modo veloce per generare una domanda sufficiente per creare scala e abbassare i costi di produzione.

Al tempo stesso, l’Europa dovrebbe anche impegnarsi nella filiera degli elettrolizzatori, per non limitarsi a creare la domanda e vederli prodotti altrove. I Paesi europei potrebbero perciò unirsi per dare vita a un campione continentale, una sorta di “Airbus dell’Idrogeno”, che metta insieme competenze e risorse in una mega-fabbrica sufficientemente grande da ridurre il costo degli elettrolizzatori.

L’Europa può assumere la guida dell’economia dell’idrogeno a livello globale. Anche l’Italia potrà essere in prima fila grazie alla sua posizione geografica, alle sue capacità imprenditoriali e di ricerca e alla sensibilità delle sue istituzioni. È il momento di rendere la rivoluzione dell’idrogeno conveniente per consumatori e imprese in tutto il mondo, permettendo al tempo stesso ai cittadini europei di cogliere i benefici economici di questa leadership climatica.

*Amministratore delegato di Snam

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