Fiat e i suoi primi 120 anni

di John Elkann* (da “La Stampa”)

I 120 anni sono un grandissimo obiettivo raggiunto perché poche società nel mondo hanno maturato questa longevità. Fca è un’azienda culturalmente pronta ad affrontare le sfide della nuova era: rinnovarsi è nel Dna del nostro business come del nostro impegno. E al tempo stesso abbiamo radici forti. È un enorme orgoglio. Mi ricordo bene quando nel 1999 festeggiavamo i 100 anni di Fiat nel cui consiglio ero entrato nel 1997. Ho vissuto intensamente questo periodo e oggi la nostra società è forte come mai prima: con i suoi circa 200.000 dipendenti, che lavorano in oltre 100 stabilimenti e 46 centri di ricerca, alla fine del 2018 aveva ricavi per 110 miliardi di euro, un utile netto di 3,6 miliardi di euro e cassa positiva. Numeri che il piano di sviluppo in corso vede in ulteriore crescita che fanno di Fca uno dei maggiori produttori di auto al mondo, presente in 135 Paesi del mondo con 13 marchi e la 500 che ha un record di vendita pari a 6 milioni di vetture.

Una storia che viene lontano, ma che sempre più è proiettata nel futuro: quest’anno a Mirafiori, che compie 80 anni, abbiamo inaugurato il centro Heritage, dove si possono ammirare le macchine che abbiamo prodotto in questi 120 anni, e sempre a Mirafiori è andata in scena l’installazione del primo robot per la produzione della 500 elettrica. Eredità del passato e nuove sfide legate insieme, nel segno del cambiamento.

Una storia, quella di Fca che si intreccia con quella dell’auto. L’industria dell’auto ha visto un grande cambiamento nel secolo scorso, in particolare quando dal 1889 al 1908 sono nate 100 società che fabbricavano automobili, di cui 57 solo a Torino, che si è affermata come grande città dell’auto soprattutto grazie al successo di Fiat. Ed oggi con Chrysler siamo presenti in un’altra grande città dell’auto, Detroit, partecipando alla sua rinascita durante gli ultimi anni. Per esempio la Jeep Renegade coniuga la nostra capacità storica di realizzare piccole auto con un marchio che ci ha permesso di imporci nel mondo. Dimostrando come, mettendosi assieme, si possono fare cose che non si sarebbero neanche immaginate.

È per questo che gli stabilimenti italiani, se prima servivano solo il mercato domestico, o al massimo quello europeo, ora invece producono anche per gli Stati Uniti. È un volano di crescita formidabile. Basti pensare che chi trasporta la Jeep Renegade dall’Italia in Nordamerica ha investito per aumentarne il numero di navi. È un successo frutto della scelta di essere nel mondo con le proprie radici. Ed avere la possibilità di avere più radici, diverse tra loro, come abbiamo fatto con Chrysler, consente all’albero di essere molto più forte.

*Presidente di Fca

 

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *