Francesco Starace, ad di Enel

Enel e la “e-Mobility Revolution”

Enel si prepara a lanciare il suo piano infrastrutturale per dotare l’Italia di una rete di ricarica per le auto elettriche, che la vedrà investire fino a 300 milioni di euro. E lo fa partendo da un’analisi dei dati di scenario realizzata in collaborazione con The European House – Ambrosetti. Tra il 2015 e il 2016, secondo quanto emerge dal rapporto “e-Mobility Revolution”‘ presentato a Villa d’Este, il numero di autoveicoli a motore elettrico e ibridi elettrici plug-in è cresciuto a livello globale a un tasso medio del 94% in termini di stock e del 72% in termini di nuove immatricolazioni. Le vetture elettriche circolanti sono più di 2 milioni di unità nel mondo, con la Cina che domina in termini assoluti, dall’alto delle sue 649 mila unità circolanti.

Il punto sull’Italia

Un quadro d’insieme nel quale l’Italia si inserisce con un parco circolante di 9.820 auto rilevato nel 2016, anno in cui le vetture elettriche sulle strade hanno segnato un balzo del 60% rispetto al precedente, portando al 41% il tasso medio annuo composto tra il 2005 e il 2016. Questo a fronte di una quota di mercato per l’elettrico dello 0,03%, cioè 170 volte in meno rispetto al 5,11% della Norvegia, “best performer” globale in termini di penetrazione. “Chi ha una macchina elettrica come il sottoscritto e la guida non ha intenzione di tornare a quelle normali”, commenta l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, parlando di una “rivoluzione” in corso e sottolineando come “tutte le case automobilistiche al mondo abbiano capito che è una svolta epocale, che diventerà importantissima per crescere”. Secondo il manager, a livello nazionale il punto sta ora nel capire “come dotare l’Italia, non solo alcune parti, di una infrastruttura di ricarica moderna e capillare”, posto che il Paese dispone già dell’unica rete completamente digitalizzata a bassa e media tensione al mondo. In sintesi, chiosa Starace, “ci manca solo la colonnina“.

Le ricadute

La transizione verso la e-mobility, d’altra parte, potrebbe avere un peso importante non solo dal punto di vista logistico, ma anche da quello prettamente economico. L’analisi presentata stima per l’Italia diversi scenari di sviluppo, il più ottimista dei quali indica in 100 miliardi di euro al 2025 e in 303 miliardi di euro al 2030 il fatturato cumulato che potrebbe essere attivato. “L’Italia può farcela, a patto che intraprenda delle politiche nazionali con una visione strategica di lungo termine”, afferma la professoressa Maria Chiara Carrozza, membro della commissione Affari esteri e comunitari della Camera e portavoce dell’iniziativa ‘e-Mobility Revolution‘, precisando quelli che sono gli ingredienti necessari perché il Paese possa abbracciare con successo questo cambiamento. “Occorre una visione strategica che includa tutta la filiera“, prosegue, spiegando che dal punto della ricerca di base non basta lavorare sui vari settori “ma serve creare un cluster della e-Mobility nazionale”, che occorreranno politiche basate su incentivi di natura non economica e progetti pilota, che bisognerà fare informazione e che, soprattutto, tra i fattori acceleratori “il punto essenziale è l’infrastruttura”. A fornire qualche parziale anticipazione su quello che sarà il piano di Enel in questo senso, che sarà presentato “nelle prossime settimane”, è Francesco Venturini, direttore della divisione Global e-Solutions. L’investimento andrà dai 100 ai 300 milioni di euro in tre anni, per un numero di colonnine che sarà compreso tra le 7.500 e le 12mila a seconda di come reagirà il mercato. “Enel – precisa comunque il manager – sta investendo non solo sull’acciaio, ma anche sulla parte software“.

 

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