Diesel, lezione di coerenza da Berlino

Non si può dire che Italia e Germania vadano d’amore e d’accordo: vecchie ruggini, i sorrisini beffardi, le epiche battaglia sui campi di calcio, l’atteggiamento da maestrini da parte tedesca e quello europeista – a parole – di Berlino. Dalla Germania, però, arriva una lezione di coerenza e obiettività che i politici italiani dovrebbero far propria. Il governo, infatti, ha preso una posizione sullo spinosissimo problema dei motori diesel. All’indomani della sentenza del tribunale di Lipsia, che autorizza le amministrazioni locali ad attuare blocchi del traffico per i veicoli diesel, laddove si siano riscontrati sforamenti delle emissioni, la cancelliera Angela Merkel è stata chiara: «Le conseguenze della sentenza – ha precisato – sono limitate, sono coinvolte solo alcune città nelle quali è necessario agire di più. Ma non sono davvero in discussione tutte le aree del Paese e, allo stesso modo, tutti i proprietari di veicoli a gasolio».

Subito si è accodata Barbara Hendriks, ministro dell’Ambiente, la quale ha ribadito come il suo obiettivo «sia quello di evitare che tali divieti della circolazione entrino in vigore»

Insomma, il governo tedesco, da una parte stanzia un miliardo allo scopo di elettrificare le flotte di autobus e migliorare i flussi del traffico, ma dall’altra cerca di sostenere l’industria dell’auto, riconoscendole i passi avanti compiuti nello sviluppo di motorizzazioni a gasolio sempre più virtuose e necessarie nella lotta ai cambiamenti climatici.

Raggi e Appendino, leggete bene

Risposte del genere, in Italia, dove a Roma e a Torino si blocca il transito anche ai veicoli Euro 6, spiazzando i consumatori, non se ne sentono mai. E se qualcuno parla, dice delle non verità. C’è, tra i nemici acerrimi dell’auto, chi ha fatto della sentenza di Lipsia una sorta bandiera, auspicandone l’applicazione tout court anche da noi.

Ebbene, il giudice di Lipsia afferma che «non si possono vietare gli Euro 5 fino al settembre 2019 e gli Euro 6 fino a che non uscirà una categoria ulteriore (coerente, quindi, con la posizione di Anfia e Unrae che ritiene centrale un graduale rinnovo del parco auto per migliorare le emissioni). Inoltre, si parla di deroghe: la sentenza raccomanda di pensare esenzioni dal blocco per i lavoratori e per i residenti nelle aree urbane. Terzo punto: i blocchi del traffico ai diesel vanno inseriti all’interno di strategie complessive di riduzione delle emissioni. Vuol dire che se questa sentenza fosse valida anche in Italia, i blocchi decisi dai sindaci Virginia Raggi e Chiara Appendino sarebbero inattuabili.

E lo stesso varrebbe per le chiusure, sullo stile proposto da Parigi e da Roma al 2024, con il divieto di circolare a tutti i mezzi diesel, inclusi quelli di ultima generazione.

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