Decreto Liquidità: se Fca “paga” la sfiducia nella politica 

di Roberto Russo, amministratore delegato di Assiteca Sim

Il clima di crescente sfiducia collettiva nei confronti della politica sta probabilmente spingendo i cittadini italiani a interpretare qualsiasi notizia in modo negativo/complottista, anche quando, a ben vedere, si tratta di buone notizie. Mi riferisco alla richiesta di Fca Italy di accedere al prestito di 6,3 miliardi garantito dallo Stato in base a quanto previsto nel Decreto Liquidità. Va premesso che la decisione congiunta di Fca e Psa di sospendere l’erogazione dei rispettivi dividendi ordinari (anch’essa strumentalizzata), trattenendo circa 2,2 miliardi all’interno delle rispettive società, è un atto di responsabilità, in quanto oggi la disponibilità di cassa rappresenta un bene prezioso all’interno di uno scenario di breve termine caratterizzato dal crollo dei ricavi e da un piano di investimenti da rimodulare radicalmente.
Allo stesso tempo, l’operazione di fusione tra i due gruppi automobilistici assume più che mai una valenza strategica in quanto le sinergie di costi, stimate in 15 miliardi nei prossimi 4 anni, costituiscono un vantaggio oramai irrinunciabile. Fca Italy dà lavoro a circa 55mila famiglie italiane, escludendo l’indotto che porta tale numero a circa 400mila. Tutto ciò, a mio parere, è più che sufficiente per conferirle il diritto di accedere al prestito Sace, al servizio esclusivo di attività produttive e industriali italiane
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Va specificato che la garanzia pubblica non comporta alcun anticipo di denaro da parte dello Stato (e quindi nessun incremento del debito) e viene concessa a fronte del pagamento di un interesse di cui beneficia il bilancio pubblico. Quindi, in estrema sintesi, Intesa Sanpaolo eroga il prestito, Sace garantisce l’80% dello stesso assumendosi il rischio di garantire un gruppo del settore automotive tra i più solidi al mondo, lo Stato italiano ci guadagna senza indebitarsi. E dobbiamo pure scandalizzarci?  

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