La conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa. A destra, il direttore di. Fondazione Ania, Umberto Guidoni

Contro l’ergastolo del dolore

di Gianfranco Chierchini

 

In quest’ultimo quindicennio il numero degli incidenti stradali gravi è diminuito, ma resta sempre di una enorme dimensione. Nel 2015, ad esempio, sono stati registrati in Italia più di 3.400 morti e, tra  i  250.000 feriti,  almeno 20.000 sono rimasti invalidi.

Stiamo dunque parlando di circa 25.000 famiglie costrette a modificare la loro vita quotidiana nel giro di qualche ora:  o perché improvvisamente è venuto a mancare un familiare oppure perché hanno dovuto iniziare a convivere, per mesi o per anni o per sempre, con una  carrozzella o con ospedali.  E stiamo parlando di 25.000 famiglie nel solo 2015.

Non appena si sparge la notizia dell’incidente, l’attenzione di tutti, dai parenti ai vicini di casa ai giornalisti, è catalizzata sulla persona che ha subito l’incidente e sulle sue dinamiche. Anche per una forma di doveroso rispetto, poca attenzione è rivolta al  familiare che riceve la telefonata dell’ospedale o dell’agente di Polizia in cui gli vien detto “… è meglio che venga subito”.  E l’attenzione sparisce subito dopo, quando nella famiglia inizia il cambiamento della vita:   la desolazione per la persona che manca in quei 3.400 casi e negli altri 20.000 casi il giornaliero recarsi alla sala rianimazione, il dover fare i conti con l’abitazione non più adatta, le quotidiane cure di ogni tipo, il  dover decidere se lasciare il lavoro, le  domande dettate dal dolore e dalla  rabbia sul “perché” di quell’incidente …

Non poche famiglie, con il proprio caro per sempre mutilato nella capacità di muoversi o in quella di pensare, si chiedono con gli occhi bassi, con un filo di voce, se non fosse stata preferibile un’altra fine…  E inizia quello che, con efficacia, è stato chiamato l’ergastolo del dolore.

Per contrastare questa grave situazione, oggi in Italia inizia una sperimentazione,  “Ania Cares”,  un progetto promosso e finanziato da  Fondazione Ania,  l’associazione che rappresenta le imprese assicuratrici che è stato appena avviato a Firenze in marzo,  che in aprile inizierà a Milano e subito dopo a Roma ed a Campobasso. Si tratta di  un vero e proprio pronto soccorso psicologicogratuito (numero verde 800.893.510): nell’insieme, cento psicologi, sulle 24 ore, saranno a disposizione delle persone traumatizzate e/o delle loro famiglie, nei momenti immediatamente successivi all’incidente,  quando cioè è  fondamentale intervenire subito, con procedure appunto da “pronto soccorso”,  per impedire il sorgere di danni psicologici che poi sono alla base di  possibili gravi conseguenze.

Per le persone con gravi lesioni il rischio è il cosiddetto stress post –traumatico;  per le famiglie che improvvisamente perdono un componente, si può incorrere nel lutto complicato: in entrambi i casi il “supporto precoce di tipo neuropsicologico è fondamentale”,   come hanno espresso con chiarezza nella Conferenza Stampa milanese sia la professoressa Annamaria Giannini, coordinatrice scientifica  del progetto,  sia la dottoressa Gabriella Bottini, responsabile del Centro di Neuropsicologia Cognitiva dell’ospedale Niguarda di Milano.

Il progetto “Ania Cares”  stima siano necessari in media otto incontri per poter fornire un sostegno teso ad allontanare questi rischi: si tratta di un percorso non facile,  con la necessità di poter contare su competenze professionali specifiche non ancora comuni né in Italia né in Europa. I cento psicologi infatti,  dopo una prima selezione, hanno frequentato un corso di specializzazione che ha visto il coinvolgimento di due dei più importanti esperti a livello mondiale, Richard Mollica di Harvard e Roger Salomon, consulente della Nasa e dell’FBI.

Nella realtà milanese, questa task force  opererà nelle strutture dell’ospedale Niguarda, affiancandosi oltre che con il già  citato Centro di Neuropsicologia, con quella già affermata a livello europeo del Trauma Center Team,  guidato dal  chirurgo Osvaldo Chiara.

Accanto alla progettualità di Fondazione Ania  ed alle competenze mediche del Niguarda, il progetto si avvale della determinante  collaborazione della Polizia Stradale di Lombardia, guidata dal comandante Campisi,  e della Polizia Locale di Milano, con il comandate Barbato: sono infatti i loro agenti che, accanto ai rilievi ed al verbale dell’incidente,  hanno il compito tanto importante quanto delicato di avvisare le famiglie, di avere con esse il primo contatto nelle sale del Pronto Soccorso  e, molto spesso, dopo qualche giorno,  di dover loro descrivere gli attimi che hanno preceduto l’incidente, obbligati ad  un atteggiamento professionale per la divisa che indossano, ma addolorati per la partecipazione umana.

La sperimentazione di “Ania Cares” durerà un triennio: gli esiti saranno molto probabilmente positivi e chissà che non emerga la opportunità di istituzionalizzare il progetto in tutt’Italia, per aiutare a vivere un po’ meglio  le migliaia di famiglie che ogni anno si trovano improvvisamente in un dolore insopportabile.

 

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