Basta  “lenzuolini bianchi” sulle strade

di Gianfranco Chierchini

Nel primo semestre del 2017, i bambini che hanno perso la vita a causa di un incidente stradale sono stati 13,  mentre nello stesso periodo del 2016 sono stati  23.  Un passo avanti?  No, perché nei due mesi successivi di luglio e di agosto si sono registrate altre 12 morti. Quindi alla fine dello scorso agosto, i “lenzuolini bianchi” sulle nostre strade erano già arrivati a 25, come ricorda un articolo dei primi di settembre  dell’Osservatorio della Sicurezza Stradale di Asaps, la associazione  dei simpatizzanti ed amici della Polstrada.

E giornali e televisioni non informano, denuncia Asaps, di queste morti, probabilmente per non turbare i propri lettori e telespettatori,  mentre  una costante informazione potrebbe contribuire a ridurre questi numeri.  

Quasi sempre dietro queste morti c’è una mancanza dell’adulto: di base, appunto, l’ignoranza dei  rischi oggettivi a cui il piccolo viene esposto.  La disgrazia è un’altra cosa,  una comoda  scappatoia.

La tecnologia in soccorso

Oggi, tra l’altro, grazie allo sviluppo della tecnologia,  è ancora più facile proteggere i bambini mentre sono in autovettura. Un esempio, per tutti. Da tempo ormai le Case produttrici di vetture montano le pinzette “Isofix” alla base dello schienale dei sedili posteriori:  con un semplice e sicuro aggancio,  i seggiolini vengono ancorati alla vettura ed il bimbo è comodamente alloggiato nel suo seggiolino, protetto da idonee cinture.

Ma l’offerta di sicurezza cresce sempre più e sempre più velocemente: per fare un altro esempio, entro il 2018 Samsung e Chicco metteranno sul mercato BebèCare,  una serie di seggiolini con sensori integrati al proprio  interno che rilevano i movimenti del piccolo e trasmettono dati ed immagini ai genitori.

Gli strumenti, insomma, ci sono. Manca la consapevolezza delle persone adulte.

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