Auto tra passione ed eccesso di hi-tech. La sfida di Stelvio

di Pierluigi Bonora

 

Vinceranno la passione e l’essenzialità? Oppure a prevalere saranno le console delle automobili sempre più simili alla cabina di un aereo, tanti sono i tasti presenti? Oppure, ancora, a entrare nelle grazie del pubblico sarà l’abitacolo-ufficio? E la guida autonoma, quella che può fare a meno del pilota, già realtà sulla carta, ma la cui vera diffusione è ancora lontana? In realtà, il problema principale da abbattere è quello della distrazione. E non solo per l’utilizzo indiscriminato dello smartphone mentre si guida. Le fonti di distrazione sono tante. E i costruttori devono cercare di ridurle al minimo, eliminando soprattutto le funzioni di cui si può fare tranquillamente a meno. Reid Bigland, il manager americano che Sergio Marchionne ha posto a capo dei marchi Alfa Romeo e Maserati, nel presentare Stelvio, primo Suv del Biscione, ha parlato chiaro: “Questa è un’auto creata per essere guidata e va nella direzione opposta rispetto al concetto di guida autonoma”. Un’affermazione coraggiosa e dirompente. In verità, Alfa Romeo Stelvio di tecnologie ne porta a bordo, incluse quelle che riguardano la guida assistita. Ma senza esagerare. Tutto è limitato all’essenzialità e alla semplicità. Perché a vincere devono essere il piacere della guida e la facilità di accesso alle funzioni previste. La parola passa al pubblico. Le scommesse sono aperte.

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