Auto: incentivi al bivio, ma mancherebbero i fondi

 

Sono giorni decisivi per il futuro del settore automotive italiano colpito duramente dal Covid-19. Senza un piano di rilancio fondato su incentivi che abbraccino tutti i tipi di motorizzazione Euro 6, quindi non solo le vetture elettriche e ibride ricaricabili, per il comparto si fa strada un autunno di crisi nera con conseguenze ancora più gravi per economia, occupazione e… entrate fiscali.

Emendamenti sono all’attenzione della Commissione Bilancio della Camera e, secondo le ultime informazioni, sembra che sui testi presentati dal deputato Gianluca Benamati (Pd), vicepresidente della Commissione Attività Produttive, sia possibile una convergenza con l’ala intransigente dei grillini, quella che fa capo a Davide Crippa, capogruppo M5S alla Camera.

Notizia confortante (l’impegno di Benamati per “salvare” il settore è da apprezzare). Ma ecco il colpo di scena dell’ultima ora: anche se arrivasse l’intesa nella maggioranza, potrebbe presentarsi un problema di fondi. E sarebbe intollerabile.

Ma come, ci si chiede: per monopattini e biciclette il governo dell’ideologia trova, in tempo record, 120 milioni per sostenerne l’acquisto, e per l’auto non si va oltre quota 100 milioni?

Per l’esecutivo guidato dal “non” avvocato del sistema auto, Giuseppe Conte, monopattini e bici, cioè lo 0 o quasi per cento del Pil, valgono più del milione di occupati nel settore automotive e del suo Pil pari a oltre il 10%.


Assurdo. Se non dovesse andare a buon fine il rilancio del settore automotive – al di là delle conseguenze drammatiche a cui si andrebbe incontro – al centro di un piano di rottamazione dovrebbe esserci proprio questo governo.

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