Auto e Covid-19: bentornato, caro vecchio Maslow!

di Riccardo Bellumori*

In questi tempi di emergenza sanitaria, un vecchio “strutturalista” come me (di quelli che non sanno andare su Internet ma che ancora leggono sempre gli ingredienti di quel che comprano) si fa una domanda: il mondo che deve riprendersi dal tracollo economico – finanziario, che se farà di una pioggia di migliaia di miliardi di $ (parificando alla valùta internazionale le diverse monete adottate nel globo) lanciata sui mercati di ogni angolo del Pianeta dalle Banche Centrali, nel solo arco di quest’anno? Questa cosa mi sa tanto di “Stagflazione” e di scomposizione dell’ordine commerciale, monetario e istituzionale mondiale perlomeno fino a quando il tradizionale comparto “di garanzia”, cioè quello delle commodities, non ritroverà sperabilmente una risalita dei prezzi di contrattazione.

Una risalita che, temo, ci costerà cara, ma poiché non sono un economista, state tranquilli: di sicuro mi sarò sbagliato, meno male per tutti.

Quel che è certo, tuttavia, è che dopo questa crisi, tutti noi ci troveremo a dover ricostruire una “Piramide” dei bisogni (caro vecchio Maslow, non passi mai di moda……) e di conseguenza anche nell’Automotive alcuni paradigmi con i quali stavamo imparando a convivere subiranno sicuramente dei contraccolpi, temporanei o definitivamente.

Sharing mobility, bye bye ?

La “tempesta perfetta” che nel corso di 10 anni dalla crisi finanziaria del 2008 – passando per lo shock Dieselgate – ha investito il mondo dell’auto, valorizzando a macchia di leopardo alcuni Brand ma svalutando di fatto la globalità del patrimonio industriale reale del comparto (stock, linee produttive, brevetti, know how, filiera industriale e di servizi), fa i conti attualmente con le prime vere vittime del coronavirus: la mobilità, senza la quale l’auto non ha davvero senso, e la condivisione di spazi e beni (cioè l’essenza della Sharing Mobility). In sostanza, nel prossimo futuro saremo ancora così serenamente pronti a salire e scendere da mezzi condivisi con gli altri? O tutti torneremo appassionati sostenitori della “Proprietà”?

Basta “scosse” al mondo dell’auto?

L’altro “dossier” di interesse è quello dedicato all’elettrico. Da sempre sono convinto che mai la rivoluzione elettrica diventerà un fenomeno di massa in Occidente. Da oggi, tuttavia, comincio a credere che neppure nei due Continenti elettivi per la sua diffusione, cioè India e Cina travolte da ben altri problemi, sarà possibile prevedere nel medio termine i numeri di immatricolazione e crescita del mercato auto nelle proiezioni che si ipotizzavano fino a pochi anni fa.

Occorre vedere se a livello istituzionale i Governi nazionali e sovranazionali torneranno indietro sui propri azzardati passi: penso agli assurdi “stop” alla circolazione di auto convenzionali preannunciati in alcuni Paesi; penso agli anacronistici limiti di emissioni imposti entro un calendario che andrebbe del tutto ridiscusso o – meglio – abrogato visto che i blocchi alla circolazione mondiale delle auto non hanno migliorato certo i livelli ambientali… Da qui una domanda: senza il sostegno fideistico della politica, e potenzialmente senza forme di incentivo pubblico (ormai ingiustificabile, secondo me, agli occhi di una popolazione mondiale che ha bisogno di ben altro), che ne sarà della tanto pomposa “rivoluzione elettrica” preannunciata dalla Case? Sarà, molto più plausibilmente, “annacquata” dal ritorno agli impianti a gas e dalla conferma dell’ibrido nella produzione di serie?

Mobility Providers ed auto “autonome” sanno davvero dove andare?

Potenzialmente la guida autonoma è stata davvero la grande assente durante questa emergenza sanitaria: pensate cosa avrebbe significato per la popolazione mondiale potersi avvalere di mezzi a guida autonoma, nelle settimane calde dell’allerta. Eppure, un comparto che è vissuto negli ultimi cinque anni più di preannunci che di conquiste industriali, ha messo in evidenza sia la sua notevole utilità sociale sia la sua incompletezza. Badate bene, non sono affatto certo che la guida autonoma subirà uno stop al proprio calendario evolutivo, tuttavia le risposte a questo calendario sono le stesse risposte che occorre dare a queste domande:

  • I consorzi e le joint ventures attivate dai costruttori per lo sviluppo delle soluzioni autonome subiranno, da questa crisi, un potenziamento od un indebolimento? E, soprattutto, quanti costruttori riusciranno a diventare davvero “Mobility Providers” ?
  • Le società di TLC, sicuramente (scusate il cinismo) avvantaggiate dal maggior business acceso durante questa crisi, continueranno a fornire l’adeguato supporto nella implementazione infrastrutturale dei supporti territoriali di connettività e di acquisizione e scambio dati?
  • Le comunità locali e nazionali manterranno i propri calendari di realizzazione delle “Smart Cities”?
  • E, infine, la tanto bistrattata e violata (per motivi di salute e sicurezza pubblica) privacy, troverà una nuova architettura normativa di protezione dopo questo periodo di legislazione straordinaria e di emergenza?

Primum “movère”, deinde “philosophari”

Non appena tuttavia questa tragedia sarà decretata come “finita”, e dunque quando tutti noi potremo tornare a vivere nella cosiddetta normalità, la parola d’ordine sarà: Muoversi. In ogni modo, a tutti i costi, con tutti i mezzi. Muoversi per ripartire, recuperare la produttività persa, trasportare beni e persone. Con un piccolo particolare, che in tasca tanti di noi avranno meno soldi, e davanti a noi troppe spese a cui far fronte. In questo scenario, quale posizione raggiungerà nella nostra “Piramide di Maslow” l’acquisto di un’auto nuova? Inutile rispondere… La filiera dell’auto stessa, a questo punto, si troverà di fronte ad una scelta. Anche in Italia.

Auto Usata, (di nuovo) I Love You?

Qui da noi, il mercato dell’auto subirà come dappertutto un crollo verticale della vendita di auto nuove, ma il problema saranno soprattutto le giacenze di centinaia di migliaia di auto usate, Km Zero e auto immatricolazioni, a fare le ragnatele nei piazzali di dealers che rischiano di saltare mandando in crisi migliaia di famiglie.

Il problema sarà anche evitare la crisi per il know how e l’operatività di un esercito di autoriparatori, rettificatori, ricambisti che per decenni hanno continuato una attività artigianale e professionale dove siamo stati i primi nel mondo, e che non può perdersi per strada.

E, infine, il problema sarà un patrimonio familiare di milioni di proprietari di auto che, un minuto dopo assurdi provvedimenti restrittivi al traffico, hanno visto svalutare l’investimento su auto vecchie di non più di tre anni, le famigerate “Euro 6”.

La risposta a tutto questo la può dare solo la politica, recitando un salutare : “Ego, “Ve” Absolvo, guidate tutti in pace!”.

E, badate bene:  non sono io a chiederVelo, ma Abraham Maslow!

*Comunicatore automotive

 

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