Auto connesse elettriche autonome: la Rivoluzione sta arrivando

di Nicodemo Angì

Il conto alla rovescia sembra essere iniziato: le auto connesse elettriche autonome rivoluzioneranno nei prossimi anni tutto l’automotive, un mutamento che va ben oltre l’accesso al Web o la sparizione di volante e pedali. I veicoli autonomi stanno già generando moltissimi commenti e notizie, sia per la novità di un’auto che guida da sola sia per il clamore suscitato dagli incidenti che li hanno coinvolti durante i test.

Un esempio del clamore mediatico sono le automobili Tesla, connesse da sempre (questo consente di aggiornarle Over-The-Air), elettriche e dotate di un Autopilot che implementa già oggi funzioni semi-automatiche: nonostante alcuni incidenti anche tragici vengono comunque percepite come sicure.

Per approfondire il discorso del contenuto “eversivo” delle auto connesse elettriche autonome può essere utile riferirsi ad un White Paper della nota società di consulenza ingegneristica Ricardo, un risultato del quale è la stima di un orizzonte temporale per l’arrivo in massa delle auto connesse elettriche autonome, che dovrebbe avvenire intorno al 2025.

Tra i fattori che creano aspettative riguardo i CAV (Connected Automated Vehicles) c’è certamente la sicurezza: si mette in evidenza che i computer non si addormentano, non si distraggono e non… litigano! Altro vantaggio evidente è il risparmio energetico: i veicoli connessi automatici sceglieranno le strade migliori e più libere risparmiando tempo ed energia. Questa possibilità non si evidenzierà a breve, ma nel medio-lungo termine è probabile che si riesca ad ottenere uno snellimento del traffico, dato che i veicoli saranno incanalati nelle rotte più libere, in maniera simile a quel che avviene con i voli dell’aviazione civile.

Un’applicazione pratica della versatilità dell’Intelligenza artificiale e della connessione è già su strada, con NTT e NVIDIA che in Giappone fanno incontrare taxi e clienti anche senza le app per il car sharing. La crescente attenzione verso i CAV, che saranno sicuramente connessi, magari con reti 5G ad alta velocità, è stata catalizzata anche dal fatto che essi saranno in gran parte elettrici perché è molto più semplice controllare un veicolo di questo tipo, che dovrebbe inoltre avere lunga vita.

Quello che viviamo è, in effetti, un periodo nel quale i veicoli elettrici, anche sulla spinta delle sempre più stringenti normative ambientali e del Dieselgate, stanno conoscendo grande esposizione mediatica. Ricordiamo che la diffusione planetaria degli smartphone ha inoltre messo nelle mani di milioni (miliardi) di persone un’interfaccia già pronta e user-friendly tramite la quale accedere a tantissimi servizi, compresi quelli di trasporto.

Se le auto connesse elettriche autonome diventeranno molto diffuse, cosa succederà all’industria automobilistica? C’è un certo accordo sul fatto che l’arrivo dei CAV potrebbe portare ad una contrazione delle vendite dei veicoli in diverse categorie, non solo in quella delle automobili.

I taxi-robot, secondo gli autori del White Paper, potrebbero dominare le aree urbane riducendo la necessità di avere un’automobile. In altri termini le persone sposteranno la loro attenzione dal possesso all’utilizzo di veicoli, visti quindi come un servizio, e i prodromi di quest’evoluzione sono visibili nei car-sharing di Gm, Bmw, Mercedes-Benz, Smart e Volkswagen, che ha per esempio lanciato il suo servizio Moia. Anche Nissan, insieme a DeNa, è della partita mentre Fca sta fornendo centinaia di van Pacifica a Google-Waymo per i test di guida autonoma.

Questo cambiamento impatterà anche la catena dei fornitori e alcuni OEM, soprattutto quelli premium,dovranno radicalmente ripensare i loro modelli di business. Questi marchi infatti investono molto nello status e nella reputazione e riescono a vendere con alto valore aggiunto ai consumatori ma le cose cambieranno quando la controparte sarà un provider di mobilità. In effetti si è molto parlato dei cambiamenti che il car-sharing potrebbe portare agli OEM e a tutto il settore automotive, portando a considerare le automobili come utility.

In questo scenario non soltanto il valore per gli OEM si abbasserà  ma i consumatori potrebbero diventare marginali: un futuro “automatizzato” sposterebbe il modello di business dal B2C al B2B. In questo senso si ripropone lo schema dell’aviazione, con le compagnie aeree che si accordano con i costruttori degli aeromobili.

Dallo studio di Ricardo si evince poi che le auto connesse elettriche autonome potrebbero persino consentire viaggi ad un costo simile a quello del trasporto pubblico e la chiave sarà il flessibile ride-sharing permesso dai veicoli robotici.

La loro diffusione avrà come “epicentro” le città e farà sfumare la distinzione tra il trasporto privato e quello pubblico. In effetti diverse proiezioni indicano che entro il 2050 l’80% dei 9 miliardi di persone sulla Terra vivrà nelle aree urbane, cosa che genererà una pressione enorme sui sistemi di trasporto. Si ipotizza quindi un’ampia platea di auto connesse elettriche autonome affiancate da bus, minibus (pod), taxi e piccoli veicoli a 2 e 3 ruote, tutti automatici.

Il taxi robot di domani sarà molto complesso, dato che funzionerà ad un SAE Level 4 o, più probabilmente, con un Level 5 senza conducente. I suoi sensori, unità di elaborazione e link di connettività saranno necessariamente sofisticati e la cosa, unita a batterie e powertrain ad alta efficienza, moltiplicherà di 3-4 volte il prezzo rispetto a quello delle attuali automobili medie.

Nonostante questo costo iniziale Ricardo stima che gestire una flotta di taxi robot sarebbe un business vantaggioso. I taxi automatici saranno infatti utilizzati molto, potendo funzionare ininterrottamente fino a che non dovranno fermarsi per ricaricare. Con una percorrenza media di 145.000 km l’anno ed una durata utile di 8-10 anni, non impossibile per i longevi motori elettrici, essi genererebbero guadagni molto convincenti. È chiaro che un sistema di trasporto simile avrebbe pesanti ricadute sociali, “rubando” il lavoro ai conducenti di taxi, furgoni, camion e autobus a anche ai riparatori.

La carne al fuoco è quindi molta, anzi, è moltissima e per esporla tutta faremo un secondo articolo, che parlerà ad esempio delle precisissime mappe richieste dalle auto connesse elettriche autonome, delle sofisticate tecnologie richieste per un funzionamento affidabile e delle condizioni al contorno necessarie per la diffusione di questi veicoli.

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