Anche i Taxi si muovono. Il caso Torino

di Granfranco Chierchini

 

A Torino parte Wetaxi, una giovane start up del Politecnico torinese, sorta in collaborazione con due storiche cooperative, Pronto Taxi 5737 e Radio Taxi 5730, e con il patrocinio del  Comune edella Asl.
Il meccanismo è ormai abbastanza semplice: si prenota una corsa sul proprio smartphone, digitando i luoghi di prelievo e di consegna, l’orario richiesto e la eventuale disponibilità a svolgere la corsa in pooling. Viene subito calcolata la tariffa prevista e lo/gli sconto/i  man mano che altri clienti prenotano la stessa destinazione, accettando la compresenza e, naturalmente, piccole variazioni di percorso. Il pagamento può essere effettuato sia a bordo sia attraverso una app di Wetaxi sulla quale è stata caricata una certa somma.
Il patrocinio delle due istituzioni è legato alla prospettiva di offrire un servizio in particolare ai giovani che preferiscono tornare a casa in sicurezza, dopo una festa, una manifestazione musicale, una nottata di movida.  Nemmeno tanto tra le righe, si ricerca anche il coinvolgimento dei genitori  per questo sistema di trasporto che indubbiamente favorisce la sicurezza stradale, prevenendo possibili incidenti stradali provocati da alcol o da sostanze stupefacenti.
L’idea torinese
La start up torinese è un tassello che si aggiunge alla offerta di nuovi modelli di mobilità nel nostro Paese, non più legati come un tempo alla vettura privata (quasi sempre ferma) o al trasporto pubblico (quasi sempre inefficiente).  Oggi nascono società che, grazie alla tecnologia,  vendono servizi di mobilità:  offrono la possibilità di prenotare un parcheggio, di impostare un percorso personalizzato, di affittare per qualche ora un veicolo per un trasloco o per uno spostamento familiare,  di impostare un viaggio utilizzando treni, autobus e bicicletta.

Una formula innovativa
In questo caso la tecnologia fa superare la logica del taxi tradizionale, utilizzato sinora prevalentemente dal terziario avanzato e  dal turista  d’affari, quasi mai dal cittadino. A prezzi più modesti di quelli attuali, il taxi si apre a nuovi soggetti:  in questo caso torinese, soprattutto ai giovani. Altrove alle donne, a gruppi di anziani, addirittura a pendolari provenienti da zone di seconda cintura metropolitana nelle quali il taxi collettivo è più vantaggioso rispetto al pullman.
Sta insomma tramontando anche per il taxista la difesa della propria licenza  e del proprio servizio tradizionale,  magari  con margini di guadagno  risicati, legati a meno di dieci corse al giorno?  I recenti contrasti abbastanza vivaci con il servizio offerto da Uber, un’altra variante del taxi,  indicano che il “vecchio giorno” non è ancora alla fine, ma  credo che, assieme all’espansione delle  applicazioni tecnologiche,  una crescente insofferenza generale per un modello di mobilità  tradizionale  riesca a far superare  in tempi medi, se non addirittura brevi, schemi mentali legati al passato, anche se si tratta di un passato ancora … molto prossimo.

 

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *