Alù Saffi (Ford): lanci in streaming e test drive per il futuro

di Roberta Pasero

“Il ritorno al futuro di Ford sarà uno shock. Alla ripartenza il nostro marchio mostrerà un volto nuovo. Ford volterà pagina, ricominciando da nuove motorizzazioni, come se avesse fatto un viaggio nel tempo”. Non ha dubbi Marco Alù Saffi, direttore comunicazione di Ford Italia, già proiettato al futuro.
Ma facciamo un passo indietro: Ford come si è mossa di fronte all’emergenza Covid-19?
“Ha posto subito in sicurezza i suoi dipendenti facendoli lavorare in smart working. Ha chiuso le fabbriche, dimostrando la sua vera inclinazione di azienda globale che appartiene ancora a una famiglia e, dunque, nei momenti che contano segue proprio la logica del buon padre di famiglia”.
Poi ha anche riconvertito le aziende con grande slancio solidale.
“Sì. Negli Stati Uniti, dove Ford è l’azienda auto che impiega più persone negli USA, si è subito messa a disposizione per produrre maschere e respiratori per la ventilazione polmonare”.

Con uno sguardo attento verso i bambini, almeno qui in Italia.

“Ford sostiene la Fondazione Mission Bambini onlus per affrontare l’emergenza coronavirus, offrendo il sostegno psicologico e supportandone l’educazione con la distribuzione di computer portatili, tablet e smartphone, per le famiglie in difficoltà. E un servizio di assistenza didattica da remoto per gli alunni con carenze scolastiche di Milano, Padova e Torino”.
Covid-19 ha fermato Ford dopo la presentazione internazionale di Puma ibrida. Che cosa ci siamo persi in queste settimane?
“Il nostro era un piano ben articolato di continui lanci di prodotti elettrificati. L’anno scorso avevamo già fatto vedere soprattutto veicoli commerciali, e in questi mesi sarebbe stato il momento delle vetture”.
E adesso da dove ricomincerete?
“Non è cambiato nulla se non il timing. Come dicevo, i clienti avranno uno shock da Ford. C’eravamo lasciati con Puma ibrida che stava già dando ottimi risultati, dovevamo lanciare Nuova Kuga e quando sarà, riapriremo con già disponibili alla vendita nelle concessionarie 3 modelli plug-in hybrid”.
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Tante vetture sulla rampa di lancio. Ma non è che con la recessione il parco auto è destinato a un invecchiamento precoce?
“Personalmente ritengo che, quando ripartiremo, l’acquisto dell’automobile non sarà una priorità. Nei primi tempi, soprattutto, la maggior parte degli italiani avrà arretrati da pagare e acquisterà un’automobile nuova soltanto se ne avrà un estremo bisogno per lavorare. Alla riapertura bisognerà, soprattutto, rimettere in moto questo settore che vale il 10% del Pil con qualcosa che dia una scossa”.
A che cosa pensa?
“Vuol dire anche spostare il target sulle emissioni di 95 grammi di CO2 per riuscire a vendere automobili Euro 6, benzina e diesel, e riuscire a sostituire il parco auto italiano anche a costo di fare una piccola pausa nel cammino verso il mondo ideale delle zero emissioni. Anche perché, tra i 95 e i 105 grammi di emissione, ci sono tantissime vetture estremamente ecologiche, comprese molte mild hybrid, che non dovrebbero essere escluse in fase di ripartenza”.
Seguendo anche l’esempio del presidente americano Donald Trump che ha aumentato il limite delle emissioni fino al 2026.
“Infatti. Si può condividere o meno la sua politica, però ha preso una decisione importante. Anche l’Europa non può stare a guardare e dovrebbe capire che vendere una vettura che emette 100 invece di 95 grammi di CO2 è meglio che lasciare migliaia di persone a casa senza lavoro”.

In questo scenario, economico e politico, quali potrebbero essere i modelli più richiesti?

“La scelta potrebbe spostarsi proprio sui nuovi modelli elettrificati che costano di più, ma con il noleggio e il valore residuo più alto, a parità di anticipo, possono essere convenienti”.
Un ruolo importante per la ripartenza ha anche la comunicazione. Ford, da qualche tempo, ha voltato le spalle ai Saloni dell’auto, come Ginevra. Non hanno più senso per lanciare una vettura?
“Noi da tempo riteniamo che i Saloni abbiano un format sproporzionato per il rapporto costi e benefici. Obbligano a investimenti eccessivi e, in ogni caso, si tratta di eventi a pagamento che richiamano persone già appassionate di auto. Il nostro scopo è allargare gli orizzonti e rivolgerci a una platea più vasta, per esempio quella del CES di Las Vegas o del Salone dell’auto di Torino che da quest’anno non esiste più, in uno spazio all’aperto, gratuito, per tutti”.
Come cambierà, dunque, la comunicazione?
“E’ già cambiata proprio con il Salone di Ginevra saltato per il coronavirus. Le Case automobilistiche hanno avuto, comunque, una copertura di giornali e siti Internet con le presentazioni e le conferenze stampa via web. Ciò fa riflettere sull’opportunità di spendere dai 3 ai 5 milioni di euro per prendere parte a un Salone e fare conferenze stampa brevissime e a raffica, oppure se non sia meglio organizzare una presentazione in streaming e poi un bel test drive per fare provare l’auto, in modo che i giornalisti la possano raccontare in modo tecnico, ma anche creativo”.
Non appena si riuscirà. Ma lei come pensa ripartiremo, umanamente?
“Con la riscoperta di spazi e di valori importanti trascurati in questi anni per l’ansia di far carriera, di avere successo, di guadagnare. All’inizio forse prevarrà la paura di stare vicino alle altre persone, magari le guarderemo con sospetto, però poi con il vaccino anche questo timore svanirà. E ci ritroveremo sicuramente persone migliori”.

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