Giacomo Mori, managing director di AlixPartners in Italia

Elettrica, connessa, autonoma: l’auto domani secondo AlixPartners

Il Global Automotive Outlook 2018, realizzato annualmente dalla società di consulenza AlixPartners, ha rivelato che la trasformazione dell’industria automobilistica globale verso una maggiore elettrificazione sta aumentando la pressione sui produttori spingendoli ad aumentare ulteriormente gli investimenti. Nel 2017 i 13 principali produttori mondiali hanno investito una cifra record di 200 miliardi, rispetto a circa 180 miliardi nel 2016. Allo stesso tempo, la crescita del mercato globale dell’automobile è rallentata in modo significativo.

Tuttavia, AlixPartners prevede che sarà necessario spendere enormi somme in ricerca e sviluppo e in nuove partnership, dal momento che i soli investimenti per lo sviluppo delle flotte  “elettrificate” ammonteranno a 255 miliardi di euro, mentre la crescita del mercato è destinata a diminuire attestandosi a una media annua del 2,3% entro il 2025, rispetto al 3,8% degli ultimi sette anni. Si tratta di notizie che avranno un impatto significativo, soprattutto per i Paesi come la Germania e l’Italia, dove l’industria automobilistica è molto importante per l’economia e gli effetti della crisi diesel si fanno ancora sentire.

Al setaccio i bilanci di 300 società

Lo studio, condotto negli ultimi mesi, ha valutato i bilanci di più di 300 case automobilistiche e fornitori, intervistato numerosi esperti e realizzato indagini tra i consumatori. È emerso che la costante crescita del settore negli ultimi otto anni è sfociata nel 2017 in un record di vendite per i produttori. Nonostante questo però, per la prima volta dal 2013, i produttori non sono stati in grado di migliorare la loro redditività. L’anno scorso, il margine ebit delle prime 25 Case automobilistiche a livello mondiale è sceso al 6%, rispetto al 6,3% del 2016 trainato dalla diminuzione della profittabilità dei costruttori asiatici che compensano i miglioramenti dei costruttori europei e americani.

Anche le altre voci di investimento incluse nel “C.A.S.E.” (acronimo coniato da AlixPartners per “connected”, “autonomous”, “shared” e “electrified”) continuano a essere rilevanti. I produttori sono sempre più propensi a stringere nuove partnership: nel 2017 sono state 379 contro le 204 dell’anno precedente, con una crescente rilevanza delle partnership in area C.A.S.E che negli ultimi due anni hanno visto crescere la loro quota di 6 punti, dal 64% al 70% a conferma del fatto che i costruttori si stanno concentrando, in particolare, su acquisizioni e partnership con i player nel campo dell’elettrificazione e della guida autonoma.

Il punto sui mercati

“Nei prossimi anni, l’industria automobilistica sarà costretta a spendere centinaia di miliardi di euro in tutto il mondo per gestire la trasformazione del settore. Non ci sono dubbi che questo continuerà a pesare sui margini di profitto“, spiega Giacomo Mori, esperto del settore automotive e Managing Director di AlixPartners in Italia.
La ridotta crescita globale pone ulteriori sfide all’industria automobilistica. Il mercato pan-europeo (+1% all’anno fino al 2025) rimane in positivo solo grazie alla forte crescita nei Paesi dell’Europa dell’Est. Ad esempio, lo studio prevede per la Russia una forte crescita del 6,5%. Il quadro è molto diverso in Europa occidentale, dove AlixPartners annuncia un declino annuale dello 0,6%; per il mercato italiano, in leggera controtendenza, ci si aspetta una crescita in media dello 0,2% fino al 2025. La Cina resta la forza trainante della crescita globale, nonostante un mercato che sta diventando maturo e tassi di crescita che si stanno normalizzando (in media +3,8% all’anno). Per il Nord America, lo studio prevede un crollo delle vendite fino al 2020, seguito da una ripresa del mercato e un ritorno ai livelli attuali entro il 2024.

Sfide e rischi

“La lotta per la quota di mercato tra i produttori di veicoli diventerà ancora più dura. Questa, almeno per chi deve acquistare un’auto è una buona notizia, a breve termine, perché in futuro potrà beneficiare ancora di più delle campagne di sconti”, afferma Giacomo Mori.

Il motore a combustione interna perderà importanza a partire dal 2020, sebbene la quota delle motorizzazioni Diesel sia già in forte calo a causa delle regolamentazioni avverse a una tecnologia oggi “pulita”. AlixPartners prevede che le vetture Diesel diventeranno un “prodotto di nicchia” entro il 2030 anche nei paesi dell’Unione Europea, dove si stima che possano ridurre la propria quota ad appena il 5%. Il calo delle vendite dei veicoli diesel significa che gli ambiziosi obiettivi di riduzione di CO2 dell’Ue saranno ancora più difficili da raggiungere per i produttori di auto nel medio termine, dal momento che i veicoli diesel emettono meno CO2 rispetto a quelli a benzina.
Il calo del Diesel in Europa, unito alla quota modesta di vetture elettrificate (ibride plug-in ed elettriche), ha già mostrato i suoi effetti: nel 2017 le emissioni medie delle flotte europee hanno un livello di CO2 maggiore di quello del 2016. Entro il 2021, il livello medio delle emissioni delle autovetture nuove nell’Ue non dovrà superare i 95 g di CO2 per chilometro. Nel 2017 il livello medio è stato 130g. AlixPartners calcola che sarà necessario ridurre le emissioni di CO2 di ulteriori 5g circa all’anno per raggiungere l’obiettivo fissato per il 2021 e questo potrebbe costare ai produttori da 325 a 485 euro a veicolo, a seconda della tecnologia di elettrificazione utilizzata.

Gli effetti della “scossa”

Nel contesto dei limiti europei per la CO2, sta diventando sempre più importante per i veicoli elettrici continuare a svilupparsi rapidamente e avere successo sul mercato. L’elettrificazione ha finalmente avuto un impatto sui mercati nel 2017. Secondo l’Automotive Electrification Index di AlixPartners, l’anno scorso sia l’intera flotta elettrica sia la quota equivalente a ICE, sono cresciute dell’82%. Nel 2017, la Germania ha anche realizzato un’inversione di tendenza: un calo della gamma elettrica nel 2016 è stato seguito da un aumento del 120% nel 2017.  L’Italia, pur in ritardo sull’elettrificazione, può puntare su un modello più bilanciato verso la “mobilità sostenibile”, attraverso investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture di ricarica elettrica, ma anche facendo leva su un’infrastruttura di distribuzione e un know how di rilievo per il gas naturale, che è di fatto una tecnologia complementare, valida e disponibile, e non solo come soluzione ponte, per la riduzione di CO2.

Rischi in agguato

A livello globale, il pericolo è che il processo di elettrificazione potrebbe perdere slancio per due motivi. In primo luogo, l’espansione dell’infrastruttura di ricarica non è al passo con il crescente numero di automobili elettriche vendute, e questo rischia di causare incertezza tra i potenziali acquirenti. Tuttavia, la cosa più preoccupante è che gli esperti prevedono carenze dei materiali essenziali per la fabbricazione delle batterie, il che potrebbe comportare un aumento significativo dei prezzi di tali materiali.

Il vertiginoso aumento del 178% del prezzo del cobalto tra il 2016 e 2017 potrebbe essere un campanello d’allarme per le tendenze future, dal momento che, secondo le previsioni, la domanda di cobalto per il solo utilizzo nell’automobile supererà la produzione globale già dal 2026. Nel caso del nichel, un’altra materia prima fondamentale, questa situazione potrebbe essere raggiunta più avanti, ma i prezzi stanno già cominciando a salire.
“La situazione attuale è molto critica per i costruttori e per l’industria in generale: i limiti emissivi imposti sono significativamente inferiori a quelli attuali, le procedure di omologazione più stringenti, il Diesel – la principale soluzione esistente e consolidata per la riduzione dei livelli medi di CO2 delle flotte – di fatto fortemente disincentivato. Ciò spinge i costruttori sia a rilanciare soluzioni alternative per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni come ad esempio il gas metano e il Gpl, sia a investire in modo assai rilevante sull’elettrificazione e sulla guida autonoma.

La prevedibile carenza di cobalto e nichel è tuttavia un altro dei rischi che rendono la filiera per la produzione di auto elettriche vulnerabile, perché minaccia la discesa del costo delle batterie che rappresentano una delle voci più rilevanti per il raggiungimento di un equilibrio anche economico dell’auto elettrica”, spiega Dario Duse, managing director di AlixPartners ed esperto automotive. “Fondamentalmente, lo spostamento dal motore a combustione interna tradizionale verso alimentazioni alternative è ormai irreversibile. E l’elettrificazione è sempre più in pole position”.

1 Comments

  1. autralopithecus says:

    puntare al motore elettrico alimentato da batterie al Litio o Ni-Co è un non senso economico.
    troppi problemi di costi, sviluppo di infrastrutture di ricarica e smaltimento delle batterie esaurite. senza contare i lunghi tempi di ricarica e le percorrenze limitate.
    meglio prendere in considerazione le celle a combustibile alimentate a GPL o metano, oppure le batterie di flusso.

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